Parlare di The Legend of Zelda: Breath of the Wild è più difficile di quanto mi aspettassi. Vi ho già spiegato un po’ quanto è importante per me la serie di Zelda. Eppure, se da uno come me (orgogliosamente e dichiaratamente fanboy di Zelda) vi aspettavate di leggere solo lodi sperticate per Breath of the Wild, beh, no. Perché giocando The Legend of Zelda: Breath of the Wild ho avvertito a più riprese sensazioni contrastanti. Da una parte non posso che ammirare il grandioso lavoro svolto da Nintendo, dall’altra mi tocca ammettere di essere rimasto parzialmente deluso da alcuni aspetti del gioco…
Una Hyrule come mai prima d’ora
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Se c’è una parola per descrivere Breath of the Wild è questa: immenso. Per vastità del mondo, per quantità di contenuti, per qualità. Questo Zelda è semplicemente il capitolo più mastodontico mai uscito. Sappiate solo che per le prime dieci ore circa non avevo ancora capito a cosa cazzo stavo giocando. Il fatto è che (superato un tutorial mascherato di circa due orette) The Legend of Zelda: Breath of the Wild ti vomita addosso letteralmente il mondo. Un mondo da esplorare, vivere, conoscere. L’impatto iniziale può essere spiazzante perché la libertà offerta è veramente totale. Anche prendere dimestichezza con il sistema di controllo è stato meno intuitivo del previsto, ci ho messo due-tre giorni per padroneggiarlo a pennello. È che il gioco ti butta nella Hyrule più bella e grande di sempre e ti dice: “Hai già tutto quello che ti serve. Ora fai un po’ quel cazzo che ti pare e non rompermi i coglioni”.
Si vuole raggiungere subito il boss finale e finire la main quest? Si può fare. Si vuole andarsene a zonzo per tutta la mappa? Si può fare. Si vogliono seguire le flebili linee guida della storia? Ok. Ci si blocca o ci si stufa delle missioni principali e si vuole andare alla fine? Come sopra. Si vuole seguire qualsiasi obiettivo in qualsiasi ordine? Nessun problema. Il punto è che Breath of the Wild è un inno alla libertà, all’esplorazione, alla scoperta e all’avventura. In questo senso è puro concentrato di Zelda al 100% ed è lo Zelda che tutti stavamo aspettando. Ognuno vivrà la propria personale esperienza, il proprio percorso, diverso da quello degli altri. Non c’è un unico modo per raggiungere un posto o fare una determina cosa. Sta tutto nella voglia di sperimentare. E fanculo i segnali sulla mappa a cui i giochi ci hanno abituato nel corso degli anni. In Breath of the Wild sono pochi e anche quelli, più semplicemente, non servono a nulla. È il giocatore a dover osservare l’ambiente, imparando cosa e dove cercare. Ci si piazza in alto, si guarda se c’è qualcosa di interessante e ci si mette in viaggio oppure si studia la morfologia della mappa cercando di capire dove andare. Un approccio del genere negli altri open world avrebbe conseguenze catastrofiche: senza indicatori non si capirebbe più che cazzo fare, ma in Zelda il risultato non è affatto dispersivo, in quanto la qualità e la cura riposta nel design delle ambientazioni raggiungono vette altissime. E sì, lo sviluppo verticale è pazzesco. Gli altri open world dovrebbero prendere nota a testa bassa. Anche la varietà è eccezionale: giungle, foreste, laghi, fiumi, deserti, montagne rocciose, montagne innevate, praterie, paludi, spiagge, isole, la Hyrule di Zelda: Breath of the Wild è semplicemente sublime e artisticamente incantevole.

Tonnellate di cose da fare, quando, come e dove vuoi
Si parte per raggiungere un obiettivo e se ne aggiungono altri dieci lungo il cammino. Si passa da missioncine infime a momenti da applausi, in grado di spiccare e spaccare tutto. Direi che la qualità media è più che buona. Inoltre, è davvero facile perdere ore intere anche in zone relativamente piccole, alla ricerca di ogni anfratto e segreto. La quantità di contenuti e possibilità è positivamente imbarazzante. Ci si può perdere in sessioni di gioco in cui praticamente non si fa nulla di rilevante. Anche il solo girare a vuoto è inaspettatamente piacevole. Ma mentre sto scrivendo queste righe come sono messo? Ho finito la storia principale? Sì, anche se ho rimandato l’evento per qualche giorno perché non volevo finirla. Comunque ho completato tutte le subquest, fatto tutti i sacrari, raccolto più di duecentocinquanta semi Korogu, fatto tutte le missioni principali, preso la Spada Suprema, trovato lo scudo Hylia, visti tutti i ricordi, prese tutte le foto con lo scattaimmagini, le fate, i cavalli e ciao. Insomma, ho fatto una full immersion di dodici giorni per un totale di oltre centoquindici ore. In pratica mi mancano solo i semi. È ora di tirare le somme.
In The Legend of Zelda: Breath of the Wild c’è un po’ del primo Zelda, un po’ di Ocarina of Time, c’è un pizzico di Majora’s Mask, c’è un po’ di The Wind Waker, un po’ di Twilight Princess e un po’ di Skyward Sword. E c’è anche un po’ di Assassin’s Creed/Far Cry, Skyrim e altri ancora. A ‘sto giro Nintendo ha sostanzialmente pescato idee dalla concorrenza e le ha adattate e migliorate. Infatti il “problema” (le virgolette sono d’obbligo) di Breath of the Wild non è tanto quello che c’è, che è quasi tutto bellissimo, ma quello che non c’è.

Mi spiego… ci provo
Ora, io non sono proprio, per nulla al mondo, ma nel modo più assoluto (chiaro?), uno di quelli che “si stava meglio quando si stava peggio”, “i giochi di una volta… quelli sì che erano veri giochi” o “Ocarina è insuperabile”. Anzi, quello sì, Ocarina è per me ancora insuperato, con le dovute proporzioni temporali ovviamente, perché Breath of the Wild è un gioco migliore di Ocarina, così come Twilight Princess a mio avviso e tantissimi altri che sono arrivati dopo (e il punto è proprio quello: dopo). Comunque, solitamente le novità le accetto sempre di buon grado. Sono stato tra i primi a esaltarmi con Skyward Sword e, a differenza di molti che poi con il tempo hanno cambiato idea, Skyward Sword continua a piacermi un botto. Dunque, vediamo: in Skyward Sword avevo sentito fortemente la mancanza di un mondo vivo, delle albe e i tramonti da vivere, della libertà di perdermi in lande fiabesche, di quel genuino amore per l’esplorazione e per la scoperta che solo Zelda sa regalare. Questo vuoto è stato stracolmato con Breath of the Wild, che si concentra proprio sul mondo, vero protagonista del gioco. Il problema è che si dimentica del resto. Se Skyward Sword peccava da un lato, Breath of the Wild lo fa dall’altro.
Dove cazzo sono i dungeon enormi, complessi e iconici a cui la saga ci ha abituato? In Breath of the Wild non ve ne è traccia. I pochi presenti all’appello sono veramente sotto lo standard della serie (anche Majora’s Mask ne ha pochi, ma almeno possono definirsi dungeon; sì, anche quelli di The Wind Waker sono più dungeon di questi). E non tiratemi in ballo i sacrari. Alcuni sono geniali, ma da Zelda non voglio mini-dungeon a bocconi come portata principale. Ma i sacrari e la nuova tipologia di enigmi vanno benissimo così, sono una ventata di aria fresca. Il problema sono i dungeon principali: carini, ma anche carenti e soprattutto impersonali. Sono tutti simili e si completano in una mezz’ora. Capisco che vista la struttura libera trovare un equilibrio fosse difficile, ma questo è sicuramente un punto che mi ha deluso. Secondo: i boss. Dove cazzo sono i boss iconici a cui la serie ci ha abituato? Non ce ne è uno che sia memorabile. Persino la boss fight finale, gradevolissima per carità, è a mio parere lontana dall’epicità di quella di Twilight Princess od Ocarina of Time.

Terzo: la storia. Ok, forse lamentarsi della storia di uno Zelda è un po’ da scemi, ma non troppo. In passato, infatti, c’è stato di molto meglio e le emozioni non sono mai mancate. La trama di Breath of the Wild ha dagli spunti decisamente interessanti, ma forse per ovvie ragioni non decolla mai. Personalmente, alla fine della fiera mi è arrivata molta meno emozione rispetto al passato (e non basta inserire diecimila riferimenti ai capitoli passati, seppur graditissimi, per portarsi a casa il risultato). Anche i personaggi non mi hanno convinto granché. Ho la spiacevole sensazione che la main quest sia stata un po’ snobbata in favore di tutto il resto. Per di più, anche se posso capirne il motivo a livello ludico, il fatto che elementi che hanno sempre caratterizzato la serie siano stati svalutati mi ha lasciato l’amaro in bocca. Per quanto sempre figa, sacra e con una indiscutibile importanza, la stessa Spada Suprema è stata svilita (non è nemmeno necessaria contro Ganon…), i già citati dungeon, la tunica verde messa lì come mero fan service (per non parlare della roba sbloccabile tramite amiibo… che io non compro). Poi – momento “ironia” on – perché anche qui Link non è più mancino? A lasciarmi un po’ perplesso, infatti, è stata proprio la quest principale. Sia chiaro: non fa schifo, è bella, ma se con il prossimo Zelda riuscissero a mantenere in buona parte questa struttura, magari sacrificando anche un pizzico di libertà per concentrarsi maggiormente sulla storia (e con storia non intendo solo trama, ma anche dungeon ecc.) forse allora potrei parlare del mio nuovo personale Zelda definitivo. Così com’è, non posso dirlo. Ripeto: non sono contro le novità o gli stravolgimenti; sono contento e mi va bene tutto quello che c’è in Breath of the Wild, ma su alcune cose (soprattutto i dungeon, sì, lo so, sono una palla, ma per me rappresentano una parte fondamentale di Zelda) preferirei non cambiassero troppo l’anima della saga.
Angolo ricette
La mia ricetta per il mio personale Zelda definitivo: Hyrule enorme, viva e aperta, narrativa non-lineare incentrata sul solito trio, con la Triforza in primo piano e con un certo peso nella cronologia, tanti dungeon (alcuni anche facoltativi) complessi e massicci con boss memorabili. Un mix tra libertà di esplorazione/pura avventura, dungeon seri/enigmi e una storia epica ed emozionante.
Altra piccola nota che farà storcere il naso a molti: io avevo amato il sistema di controllo di Skyward Sword e non ci avrei rinunciato. L’ebrezza di “impugnare” la master sword era una delle cose che più avevo apprezzato del gioco. Il classico sistema di combattimento presente in Breath of the Wild è ok: è più vario e aperto alle sperimentazioni che in passato grazie all’interazione con il mondo di gioco. Però si dice tanto che una volta capito come ammazzare i nemici il sistema di Skyward Sword perdeva il suo appeal divenendo meccanico, ma bene o male ciò non vale anche per quello “classico”? Io sono dell’idea che mimare fendenti invece di premere un tasto sia tutta un’altra cosa in termini di divertimento e figaggine. Quindi anche la sola possibilità di muovere la spada nella direzione che si vuole lasciando tutto il resto del combat system inalterato mi avrebbe appagato di più, però capisco che sarebbe stato un casino implementare qualcosa di decente in Breath of the Wild visti i vari tipi di armi presenti quindi, considerando il nuovo approccio, li perdono e mi va bene anche così.

Una rivoluzione? Forse no, però…
Per dire tutto quello che vorrei dire su The Legend of Zelda: Breath of the Wild dovrei scrivere ancora un bel po’ di pagine, ma è già tanto se avete letto tutto fino a qui, per cui cercherò di essere breve. Al di là delle critiche negative, in Breath of the Wild c’è tanto, tantissimo di buono. Non lo ritengo un gioco rivoluzionario come fu Ocarina of Time, ma forse oggigiorno è proprio impossibile replicare quell’impatto senza l’aiuto di una nuova tecnologia (come fu da 2D a 3D… qualcuno ha detto VR?). QUINDI NO, NON È IL NUOVO OCARINA. Sicuramente, però, introduce caratteristiche che potranno fare scuola e con cui gli altri dovranno fare i conti: la già citata libertà totale, la possibilità di arrampicarsi ovunque che sfocia in una verticalità probabilmente mai vista in un mondo così vasto (Assassin’s Creed è niente), la vivacità e la cura maniacale nel design e nei dettagli del mondo, la fisica applicata a ogni oggetto, l’interazione con l’ambiente, le indicazioni sulla mappa ridotte all’osso, le condizioni meteo che finalmente hanno un reale impatto sul gameplay (anche se piove troppo, bio parco!).
Se in The Witcher III le aeree sono scollegate, in Breath of the Wild il mondo è un tutt’uno; se in Skyrim/Fallout 4 ci sono i fastidiosi caricamenti per entrare negli edifici, in Breath of the Wild no (eccetto per i sacrari/dungeon). Breath of the Wild prende il meglio da tutti per raggiungere l’eccellenza. In questo senso, secondo me le uniche cadute di stile si palesano in alcuni angoli limitrofi della mappa dove gli sviluppatori si sono limitati a inserire i classici muri invisibili accompagnati dalla scritta “Non puoi procedere oltre”. Eddai, ancora con ‘ste cose? Possibile che non si possa trovare una soluzione più elegante?

Anche la possibilità di ammirare l’intera Hyrule da un punto elevato (ci sono parecchi luoghi che sono praticamente visibili da ogni angolo del regno) mi ha colpito ed è funzionale all’orientamento e alla credibilità del mondo. Difficile spiegare tutto l’insieme, è un’esperienza che va vissuta. Ho poi apprezzato tantissimo alcuni enigmi alla Zelda che spingono a ragionare un po’ e ti fanno sentire un vero avventuriero ed esploratore. Promossa anche la difficoltà. Il gioco è impegnativo il giusto. Sinceramente non l’ho trovato così difficile come si dice in giro, soprattutto visto che dopo essersi potenziati a dovere la difficoltà si abbassa notevolmente.
Vabbè, facciamo un giochino finale, giochino del cazzo per intenderci. A bruciapelo… lo Zelda con la miglior storia? Mmm, sono indeciso tra Ocarina of Time, Twilight Princess e Skyward Sword… però anche The Wind Waker… Non so. Lo Zelda con il miglior gameplay/esperienza? Per l’epoca di uscita andrei senza pensarci su Ocarina, ma volendo anche Breath of the Wild potrebbe meritarsi il “premio” visto il lavorone di design e di varietà e qualità di contenuti/approcci che è stato fatto, oltre al coraggio di cambiare la formula classica. Lo Zelda con la miglior colonna sonora? Qui vado sciallo: The Wind Waker, quella di Breath of the Wild è troppo timida e all’inizio non riuscivo ad apprezzarla. Ora non mi dispiace, ma è lontana dai fasti della saga. Lo Zelda con l’ambientazione/Hyrule più bella? Beh, Breath of the Wild a mani basse. Lo Zelda con i migliori dungeon? Forse molti non saranno d’accordo, ma personalmente quelli di Twilight Princess mi sono rimasti nel cuore più degli altri, poi direi Ocarina e Skyward Sword (che ha fasi pre-dungeon mitiche, tra l’altro). Lo Zelda con la miglior Zelda? Per me quella di Skyward Sword. Lo Zelda con il miglior Link? Forse The Wind Waker? È dura. Lo Zelda con il miglior Ganondorf/Ganon? A istinto direi Twilight Princess, ma cazzarola anche in The Wind Waker era tanta roba.

Diverso, non migliore
Per giungere a una conclusione, mi domando da solo: The Legend of Zelda: Breath of the Wild è il miglior Zelda dai tempi di Ocarina? Forse è presto per rispondere o forse è semplicemente impossibile. Come dissi nell’articolo sulla serie, ogni Zelda ha qualcosa di speciale e unico che mi impedisce di fare vere e proprie classifiche, anche se totalmente soggettive. Credo che nel complesso Breath of the Wild sia un gran bello Zelda, nonché un titolo eccellente, meraviglioso e contraddistinto da una cura più unica che rara. Un capolavoro che sotto alcuni aspetti setta nuovi standard nel genere. Ed è uno Zelda nuovo, diverso, moderno, che in parte ritorna alle origini e in parte rompe con la tradizione, con tutti i pro e i contro del caso. Per cui in questo senso sì, È UNA SORTA DI NUOVO INIZIO COME FU OCARINA OF TIME.
Alla fine penso questo: The Legend of Zelda: Breath of the Wild non è sicuramente peggiore dei suoi illustri predecessori… ma probabilmente non è nemmeno migliore.
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