Se c’è una cosa che The Last of Us Parte II è riuscito a fare è quella di spingermi a tornare a scriverne (qui cosa penso del gioco). Di sicuro è un’opera in grado di creare forti discussioni e, dopo tantissimo tempo che non mi capitava, ho deciso di girare un po’ il web per leggere le opinioni dei giocatori. Come sempre, il clima che si respira alla lunga diventa pesante e trovare discussioni civili e sane non è facile. Devo dire che, al di là degli hater di ‘sta minchia, tra chi lo sta giocando o l’ha giocato non ho letto vere e proprie opinioni negative, ma diversi commenti più o meno condivisibili, soprattutto su ciò che divide maggiormente: la storia. E in un titolo come The Last of Us storia e narrazione sono piuttosto rilevanti. Mi fa quindi sempre un po’ sorridere chi se ne esce con frasi a mio avviso abbastanza infantili, del tipo (semplifico) “se non ti piace non hai capito il gioco, torna su Fortnite” o “dare meno di 9,0 a questo gioco vuol dire non capire niente di videogiochi” o “ci vuole una certa cultura e sensibilità per apprezzarlo“. Anche perché restando sempre sullo stesso puerile livello di discussione allora si potrebbe dire che tutti quelli che lo inneggiano come messia e capolavoro insormontabile (talmente oltre che giocare ad altro da oggi in poi sarà quasi impossibile) sono accecati dall’hype e dal marketing o che se rimangono scossi da questa roba è perché forse hanno sempre vissuto in un mondo fatto di unicorni, fatine e arcobaleni. Ma così la discussione avrebbe ben poco senso di esistere.
Parlando per me, nutro più dispiacere che altro, nel senso che a perderci sono io, che non ho potuto godere di un’esperienza così forte come è successo a molti altri. Perché è ovvio che uno è contento quando gli capita, vedasi The Last Guardian, che a livello emotivo per me è stato qualcosa di eccezionale, se ad altri ha fatto cagare di certo non mi permetto di screditarli perché non sono abbastanza sensibili o non capiscono niente (sulla base di cosa poi? Ognuno ha i suoi gusti e le sue percezioni, un po’ di elasticità mentale non guasterebbe…). E rigirando la frittata, si potrebbe pure dire che chi vede nella trama di The Last of Us Parte II qualcosa di eccelso forse non ne capisce molto di come si scrive una storia, ma la verità è che quando si parla di opere artistiche il giusto e lo sbagliato non esistono. Esistono scelte, le scelte degli autori. Poi possono piacere o non piacere, si può trovare più efficace o meno efficace una soluzione rispetto a un’altra, si può ragionare se una cosa poteva essere fatta in un modo o in un altro, ma tutto dipende dall’individuo che poi ne fruisce. Fortunatamente siamo tutti diversi e da qui nasce anche una percezione diversa di come si vive una determinata esperienza. L’esperienza è sempre quella, ma ognuno la filtra a modo suo, secondo le sue sensazioni ed emozioni, dando più peso o meno peso a questo o quello. Questo deve essere chiaro, quindi non c’è da stupirsi se per alcuni la trama di The Last of Us Parte II è una figata e per altri è una trama demmerda. Chi ha ragione? Semplicemente tutti e nessuno. Fatta questa lunga premessa, devo dire che a mente un po’ più fredda potrei forse ammorbidire il mio giudizio lato gameplay. Dovrei provare a fare una run a Sopravvissuto, ma sinceramente al momento non ho voglia di rigiocarlo, quindi se ne riparlerà tra… boh.

L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER
NOTA: SI TRATTA DI OPINIONI SOGGETTIVE, QUINDI SE A OGNI RIGA NON RIPETERÒ IL CLASSICO “PER ME” METTETECELO PURE VOI, NON MI OFFENDO
PREMESSA 2: QUANDO SI PARLA DI THE LAST OF US PARTE II COME QUALCOSA DI FANTASMAGORICO SOTTO IL PROFILO NARRATIVO O SI VANNO A CREARE ASPETTATIVE ALTISSIME (SEMPRE SULLA TRAMA, MA NON SOLO) È NORMALE CHE POI SI POSSA APPARIRE DEGLI SCASSACAZZO QUANDO SI CRITICANO CERTI ASPETTI, MA IO PENSO CHE DISCUTERE DI ALCUNE COSE DELLA TRAMA POSSA ESSERE INTERESSANTE. INOLTRE, THE LAST OF US NON È UNCHARTED, CHE SICURAMENTE HA DALLA SUA IL VANTAGGIO DI ESSERE UN’OPERA CHE NON SI PRENDE TROPPO SUL SERIO COME, INVECE, VUOLE FARE THE LAST OF US E SOPRATTUTTO THE LAST OF US PARTE II
Un passo indietro
Se parliamo di trama e narrazione per me hanno fatto un passo indietro rispetto al primo The Last of Us. Il viaggio di Joel ed Ellie era più semplice, più genuino, semplicemente: era scritto meglio. The Last of Us Parte II secondo me fallisce proprio sotto la sua ambizione di essere qualcosa di più complesso, più maturo, più emotivo, più, più, più. Il problema è che non sono stati in grado di gestire questa ambizione, non pienamente almeno. La sensazione di forzatura che ho avvertito a tratti non mi ha permesso di godermi la storia, che di per sé rimane comunque molto semplice. Al di là di tutte le interpretazioni più o meno filosofiche che uno vuole farci, il plot non è nulla di che e va anche bene così. Dove i cagnacci hanno sempre fatto centro è nel COME ci raccontano le loro banali storie (dai tempi del primo Uncharted insomma). Quindi sono rimasto veramente sorpreso, stupito e incredulo proseguendo in The Last of Us Parte II, perché per me questa volta hanno cannato in buona parte il modo in cui ce l’hanno raccontata.
Partiamo dal prologo. Abby arriva con i suoi nei pressi di Jackson per trovare Joel. Casualmente gli unici in cui si imbatte e che le salvano la vita sono proprio Joel e Tommy. Prima coincidenza molto forte. È un errore? No. È una cosa improbabile? Sì, ma non impossibile. Tuttavia è ovvio che fa molto comodo agli sceneggiatori, a cui serve per dare la spinta alla storia di partire. Seconda coincidenza: Ellie che arriva al momento giusto nel posto giusto. Un errore? No, quante volte abbiamo visto scene simili? Sempre improbabile, ma non impossibile. Ma è ovvio che fa molto comodo agli sceneggiatori. Era necessario che Abby incontrasse Joel e che avesse modo di ucciderlo sotto gli occhi di Ellie. Come viene gestito il tutto è forse un po’ semplicistico e ci sta che si possa storcere il naso. Forse si poteva fare in modo diverso? Probabile, ma a noi non resta che prendere e giudicare quello che gli autori hanno fatto. A me queste coincidenze hanno dato fastidio a metà.

Sul fatto che Joel si sia rincoglionito… non sono del tutto d’accordo con le critiche. Nel senso, ti ritrovi a salvare una persona che non sembra una minaccia e data la situazione sei praticamente costretto a rifugiarti alla sua “base”. Joel è sempre stato sospettoso e anche qui alla fine vuole levare le tende il prima possibile. Sul fatto dei nomi, Mel è la prima a presentarsi e Tommy (che io ho sempre visto come più ingenuo del fratello) risponde. Poi Joel. A mio parere ci può stare. Nonostante gli anni passati, però, puoi immaginare che dopo quello che hai fatto qualcuno ti stia dando la caccia; poteva usare un nome falso? Sì, ma poi ovviamente la storia non sarebbe partita secondo il volere degli sceneggiatori. È anche vero che Joel e Abby si incontrano per puro caso, quindi è lecito non pensare subito a una minaccia. Quindi ok; quello che mi ha lasciato più interdetto è la reazione di Abby. Cioè gli spara un colpo alla gamba maciullandogliela solo perché si chiama Joel. Lei sa solo il nome e il cognome. Come fai a essere sicura che sia proprio il Joel che stai cercando? E se non fosse stato lui? Allora sei proprio stronza e non avresti dovuto risparmiare neanche Ellie e Tommy (ma forse conosce anche il nome di Tommy, però…). Ecco, qui a me hanno dato un po’ l’impressione di voler spettacolarizzare la cosa per creare le reazioni “O my God Joel!“. Stessa cosa per come viene ridotto, che comunque a mio avviso ci sta. Spingono a tutti i costi per farti odiare Abby e farti provare rabbia e pena. Con me non ci sono riusciti. Dall’altra parte, però, la reazione di Abby non è in realtà disumana, ma è proprio umana. Se a voi ammazzassero un genitore che amate come vi sentireste? Chi non vorrebbe una spietata vendetta? E infatti è proprio quello che vuole farci provare il gioco mettendoci nei panni di Ellie. Ci importerebbe davvero del punto di vista di chi ha compiuto il gesto? Lo perdoneremmo? Ognuno può trarre le proprie considerazioni. Forse perché non mi sono immedesimato in Ellie, forse perché si capisce subito che Abby ha le sue motivazioni (e a me interessava capire quelle prima di “giudicarla”), io sono rimasto distaccato, come uno spettatore esterno. Non ho provato odio per Abby, né la voglia di vendicarmi, indi per cui con me The Last of Us Parte II ha fallito subito alla partenza. Colpa mia? Colpa degli sviluppatori? Colpa di nessuno, purtroppo è stato così e basta. Alla fine non ho mai preso una posizione lungo tutto il gioco.
Anche il modo in cui si giunge a Seattle sembra un po’ troppo di comodo per gli sceneggiatori e infatti ce lo fanno notare quando Tommy dice che non è sicuro che il Washington Liberation Front sia davvero lì. In ogni caso, a mio avviso questo ci può stare. Non la vedo una nota così stonata. Ovviamente, però, che Abby e co. potessero essere identificati come WLF faceva molto comodo agli sceneggiatori. Come anche il fatto che non uccidano Ellie e Tommy. Ci sta? Non ci sta? Fate vobis.
Lentezza eccessiva
Arrivati a Seattle abbiamo un’area più grande da esplorare. A me già questo ha dato l’idea di un allungare il brodo. Rimane anche piacevole da esplorare, per carità. Non prendetela come una critica vera e propria, mi va anche bene, però il trova la tanica e trova la benzina per aprire il cancello mi sa di “prenderla larga” e ritmo spezzato. Capisco che in un videogioco si debba giocare, ma visto che dura pure troppo qualche snellimento in alcune fasi non avrebbe guastato per mantenere alto anche il ritmo narrativo, che invece ho trovato davvero soporifero. E pensare che ho adorato Red Dead Redemption 2 che di sicuro frenetico non è, anzi, direi che è proprio pesante. Eppure da un titolo lineare come The Last of Us Parte II e soprattutto dal team che ci sta dietro mi aspettavo altro. Lo stesso The Last of Us è un gioco abbastanza lento, ma è molto più equilibrato e ritmato. Alcune fasi gameplay-narrative di questa Parte II (le camminate per intenderci) sono veramente noiose (e io avevo adorato Left Behind, ma qui semplicemente hanno esagerato). Il flashback al museo è carino, bello, mi ha preso, poi quando mi continui a ficcare fasi di questo tipo per tutto il gioco mi rompo le palle, in particolare quando si passa ad Abby (vedasi le parti nell’acquario).
In generale, comunque, la prima parte con Ellie non mi è dispiaciuta. La parte a Hillcrest, tra le case e il set piece in macchina è molto figa. A non soddisfarmi è stata più che altro la trama. Non va avanti. Sembra esserci una ripresa prima, quando c’è il breve (troppo breve?) confronto con Jordan, ma finisce lì. I filmati sono i più pallosi mai fatti da Naughty Dog. Niente da dire sulla qualità tecnica, le espressioni facciali e così via, ma me ne faccio poco se poi mi viene quasi da sbadigliare. E non mi è mai capitato in un loro titolo, anzi, guardare una cutscene è sempre stato un piacere, complice gli ottimi dialoghi che, qui, come dicevo, non ho ritrovato.

Un gioco spaccato a metà
Una delle cose più criticate di The Last of Us Parte II è la seconda parte del gioco, quando ci tocca impersonare Abby. Una scelta che può piacere o meno, ma che di sicuro non è niente di originale (oltre che prevedibilissima). Il primo esempio che mi viene in mente è Resident Evil 6 (non sto facendo paragoni di trama, che non c’entrano niente), che praticamente ne ha fatto uno dei punti di forza. Ora arriverà chi se ne esce con “eh, ma Naughty Dog lo ha fatto cento volte meglio!!11!!11!!“. A me la cosa non ha dato fastidio, non provando odio per il personaggio, in verità l’idea mi piace… almeno fino a un certo punto. Ovvero: fino a quando mantiene il focus sulla storia (flashback 1 e parte del Giorno 1). Quando mi metti in pausa una storia per raccontarmene un’altra il mio interesse scende, perché tendenzialmente non me ne frega niente dei Serafiti (per quanto interessanti), di Yara, di Lev e sinceramente non me ne frega niente neanche dello scontato triangolo Abby, Mel e Owen. Questo ovviamente è questione di gusto personale, ma ho trovato che i rapporti tra i personaggi non siano poi così profondi come vogliano far sembrare e a me Abby come personaggio dice davvero, davvero poco. Ho trovato un po’ tutti i personaggi del gioco piatti e poco sviluppati: da Jesse a Dina fino ad Abby e Owen. È normale, quindi, che non mi sia affezionato alle loro storie. Non dico che Yara e Lev non abbiano senso di esistere, chiariamo, parlo di una questione soggettiva: le loro beghe non mi hanno catturato e mi hanno lasciato indifferente.
Il titolo ti lascia al teatro con la voglia di vedere che succederà, ma prima di arrivare di nuovo a quel punto devi farti praticamente metà gioco e sorbirti un’altra storia. Questo spezza in modo terribile la narrazione. E quello che a me non è piaciuto è che non ci sono praticamente punti di contatto tra le due storie. L’unico è quando si affronta Tommy. Lì per lì ho pensato: ma come? Stessa cosa già vista nel primo con il cecchino? Ancora? Subito dopo ho capito che era Tommy e allora “Ok”, anche se in un primo momento ammetto di aver pensato “chi è questo bastardo?” e qui infatti il giochino delle prospettive ha funzionato, almeno per i primi secondi. Per questo è uno dei momenti che ho apprezzato maggiormente.
Andiamo avanti. Altra coincidenza: quando Abby torna all’acquario e trova Alice (il cane), Mel e Owen morti, casualmente Ellie ha perso la mappa che serve per rintracciarla. Anche qui: perché sì! Perché conviene agli sceneggiatori. Tra l’altro per me non ha proprio funzionato mostrarmi la morte dei personaggi PRIMA e farmeli conoscere meglio DOPO. Esempio lampante: Alice. La prima volta che l’ho vista (con Abby) avevo già capito che era il cane ucciso da Ellie, ma non me ne è fregato niente. Se avessi avuto modo di affezionarmi a lei prima di sapere il suo destino forse mi avrebbe fatto un altro effetto, ma ovviamente non posso averne la certezza. Il punto è che con me The Last of Us Parte II ha proprio fallito nel suo tentativo continuo di farmi empatizzare con i personaggi, in modo insistente, quasi stucchevole, forzato, con una ricerca del dramma talvolta irritante. È tutto troppo “costruito” e per me non funziona proprio perché mi è sembrato poco naturale.
Il problema, se così vogliamo chiamarlo, è che The Last of Us Parte II a conti fatti non racconta quasi niente, racconta dei personaggi, è totalmente concentrato su di loro e basta, ed è una scelta sacrosanta, ma se per qualsiasi motivo non ti suscitano interesse (come è successo a me) allora non ti resta niente. Zero emozioni.E alla fine della fiera di momenti davvero memorabili o emotivamente potenti per me non ce ne sono. Chiedo per curiosità: ho letto diverse persone scrivere su come siano rimaste scosse da alcune scene, senza però specificare quali e vi giuro che non sono mai riuscito a capire a cosa si riferissero (mi immagino giusto la morte di Joel come una di queste). Perciò vi chiedo: dov’è che siete rimasti sconvolti, scossi o così emozionati dal gioco? Addirittura c’è chi ha dovuto fare una pausa perché troppo spossato dagli eventi. Ma quali in particolare? Sono davvero curioso di capire.
Comunque, diciamo che la parte sui Lupi e la loro organizzazione è interessante. Tutta la storia parallela sui Serafiti è anch’essa interessante (il primo incontro con Yara e Lev e il bosco mi sono piaciuti, non a caso fu una scena mostrata prima dell’uscita) e capisco che (oltre per inserire spunti narrativi) le Iene siano soprattutto un modo per rivitalizzare il gameplay. Tra l’altro il primo incontro con loro con Ellie è ben gestito. Anche nella seconda parte, però, ci sono veramente dei punti in cui si tira volutamente per le lunghe solo per esigenze di gameplay. Personalmente, a livello ludico, la cosa delle vertigini e la boss fight con il Re dei Ratti le ho anche apprezzate, ma a livello narrativo tutta quella parte (dalla discesa nell’hotel alla discesa nell’ospedale) sa di un annacquamento vero e proprio. Storia e gioco non sono quindi sempre così ben coesi, forse si comportava meglio il primo sotto questo frangente. E qui arriviamo a un altro aspetto: la dissonanza ludonarrativa.

Dissonanza ludonarrativa?
Un’altra critica che ho letto riguarda il fatto che il messaggio che il gioco vorrebbe trasmetterci non trova un riscontro nella parte ludica vera e propria. Nel senso: The Last of Us Parte II racconta del ciclo della violenza, della vendetta e di come questa non porti a nulla se non ad altra violenza, morte e alla perdita di sé stessi e di tutto ciò a cui si tiene. Nulla di originale, tra l’altro (e va bene). Il fatto che quindi Ellie non si faccia problemi ad ammazzare decine e decine di persone (e cani) durante il viaggio per poi provare rimorso per i personaggi principali, e soprattutto che lasci andare Abby, secondo alcuni stonerebbe. Insomma: ci divertiamo e godiamo a far saltare la testa a questo e a quello e poi quando parte il filmato parte anche il dramma per il personaggio principale/secondario morto (stiamo persino male per quello che abbiamo fatto) e, peggio, alla fine Abby viene risparmiata perché di colpo Ellie ritrova la sua umanità. Allora, qui il discorso secondo me si fa davvero complesso e complicato. Non credo di essere in grado di approfondirlo. Per me è un nì. A mio parere il primo The Last of Us, per come si sviluppa la trama, si comporta meglio in questo senso. E se in un Uncharted la cosa non mi ha mai dato fastidio, in The Last of Us Parte II, che si prende molto sul serio, un pochino ho avvertito anche io questa cosa (pur lodando la voglia di dare umanità a tutti i personaggi, ne parlavo nell’altro articolo). Questo è proprio un problema di fondo dei giochi e The Last of Us Parte II non fa eccezione, non setta nuovi standard. Ammazzare laggente e farla esplodere in mille pezzi è divertente ed è incentivato dal gioco stesso. In fondo: è un gioco mainstream e come tale deve intrattenere. Però pensiamo a una cosa: anche nella realtà possiamo provare dispiacere per qualcuno che muore, ma se non lo conosciamo non è la stessa cosa. È questione di affezionarsi o meno a un personaggio/persona. Poi ovviamente parliamo di un gioco e la dissonanza c’è, perché uccidere è divertente, appagante (se poi per altri non è così, ok). Ma prendiamo caso per caso. Iniziamo da Jordan. Ellie lo uccide e gode nel farlo (e noi con lei). E ci sta, è coerente. Nora. Ellie la tortura, ma purtroppo non vediamo cosa succede. Dico purtroppo perché per me questo era uno dei momenti in cui avrebbero potuto e dovuto osare facendoci vedere e soprattutto giocare la tortura, invece si limitano a farci premere quelle tre-quattro volte quadrato e ciao. Alice viene pure insultata da Ellie prima di morire (in fondo per noi è solo un cane come tanti, quindi è coerente con tutto il giocato). Owen e Mel. Ellie sta male perché Mel era incinta. Beh, ci può stare no? Tra l’altro sarebbe stato molto più forte se Ellie (e con lei il giocatore) la pugnalasse in pancia. Il caso di Abby: dopo tutte le morti che ti sei lasciata alle spalle, dopo che hai sfanculato Dina per continuare a cercare vendetta, la risparmi? Perché? Il ricordo di Joel che le risveglia l’umanità e il perdono? Lev che le ricorda lei e Joel? Qualunque sia il motivo è una sua scelta, non credo sia incoerente con il personaggio (ormai arrivato al limite), che poi uno la condivida o meno sono fatti suoi (a me la scelta non ha appagato, non mi ha emozionato, non mi ha scosso o qualsiasi altra cosa, ma anche diversamente non credo sarebbe cambiato molto visto che me ne importava davvero poco di entrambe). Bisognerebbe trovarsi nella situazione in prima persona e poi comunque ognuno reagirebbe a modo suo. Quello che a me ha stonato, come ho letto anche in giro, è più che altro il fatto che mostrandoti sia la storia di Ellie sia la storia di Abby, si guidi il giocatore ad affezionarsi a entrambe. Il problema è che Ellie non ha il quadro di insieme che ha il giocatore. Da quel che si capisce sa solo che Abby ha ucciso Joel perché lui ha ucciso le Luci, non perché ha ucciso suo padre. Il rapporto Ellie-Abby secondo me doveva essere approfondito molto di più e molto meglio. Così mi è sembrato tutto un po’ sempliciotto. Non c’è un vero confronto tra le due.
PS: adesso però voglio un DLC sul tipo enorme delle Serpi fatto fuori da Ellie. Mi sembrava un tipo interessante. Secondo me era un padre amorevole, magari suo figlio partirà in cerca di vendetta…C’è altro?
Sorvolo sulle interpretazioni riguardo il finale, perché pur notando certe sfumature mi ha trasmesso davvero poco. E se tecnicamente non mi ha stupito (mi sono imbattuto anche in alcuni bug), Naughty Dog ha una cura per i dettagli notevolissima e non ci piove. Tuttavia, non mi aspetto niente di diverso da loro. Anzi: avrei ben volentieri sacrificato la cura data ad alcuni dettagli se ciò avesse portato ad avere una trama più coinvolgente ed emozionante (avrei chiuso non uno, ma anche due occhi su tutto il resto). È stato un viaggio sin troppo lungo per quello che voleva dire e l’unica pesantezza che ho avvertito io è stata quella della noia, per una storia che per me non è mai riuscita a decollare davvero. Sarebbe carino fare un video commento di tutti i capitoli del gioco, spiegando meglio ogni punto, ludico e narrativo, che ho apprezzato o meno, ma sarebbe davvero un lavoro inutile visto che praticamente nessuno lo guarderebbe (ah ah ah). Di certo ci sarebbe molto altro da dire e questo è indice del fatto che The Last of Us Parte II è un’opera che, almeno in questo senso, non lascia indifferenti, nel bene e nel male.