A fine marzo scrissi un post su BioShock Infinite in cui nominavo anche The Last Guardian. Insieme al titolo di Irrational Games, infatti, quest’ultimo è un’opera che ho sempre avuto paura di riprendere in mano. Lo stupendo e indelebile ricordo della prima, irripetibile, volta rischia di essere rovinato, qualora le emozioni non giungano più come un tempo. Perché i tempi cambiano, i gusti cambiano, le persone cambiano. Tutto è in movimento. Ma l’ho fatto. Anche se un po’ controvoglia, ho rigiocato The Last Guardian. Se BioShock Infinite è riuscito a superare la difficile prova, mi duole ammettere con profondo e sincero rammarico che The Last Guardian mi ha ora lasciato addosso sensazioni contrastanti. I difetti tecnici di cui all’epoca riuscii a non curarmi più di tanto, stavolta hanno in parte minato il poetico viaggio di Trico e del giovane protagonista, generando in me momenti di frustrazione.
Forse non era il momento giusto per farlo, perché The Last Guardian necessita di pazienza e calma, non fretta, freddezza o apatia. Necessita di un animo predisposto a un tipo di esperienza così particolare. Se nel dicembre del 2016, complici anche le mie bassissime aspettative (considero ICO uno dei videogiochi più brutti di sempre e temevo di trovarmi dinnanzi a una sorta di ICO 2.0), The Last Guardian fu letteralmente una folgorazione, oggi non tutti i momenti emotivamente più intensi mi hanno restituito le medesime sensazioni.
Quindi? Delusione? Sconforto? Dispiacere? No, non esattamente. Perché proseguendo nell’avventura ho piano piano riscoperto la sua bellezza artistica e ludica, la dolcezza di Trico e l’amicizia sincera tra un ragazzino e una creatura fantastica. Ho riscoperto un legame unico, come quello, forte ancora adesso, che c’è tra me e il gioco stesso. E sul finale, più o meno inaspettatamente, la musica è tornata ad abbracciarmi il cuore con la sua potenza, qualche brivido mi è sceso lungo la schiena e delle lacrime sono scivolate ancora una volta giù dal mio viso. Sì, forse l’emozione di un tempo è inarrivabile, ma The Last Guardian si è confermato un viaggio meraviglioso, intenso, indimenticabile, commovente, in una parola: speciale. Un viaggio da custodire gelosamente nel cassetto dei ricordi, o magari no, perché, a differenza dei protagonisti della storia, io ho facoltà di scegliere. E io non voglio che sia uno straziante addio, ma solo un semplice arrivederci. E allora, vita permettendo, che sia tra uno, due, cinque o magari dieci anni, questa non sarà l’ultima volta. No. Non lo sarà… Alla prossima Trico!
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