A me ICO ha fatto abbastanza schifo. OK. Fermi. Calma. Non scappate. Riproviamo: ICO non mi prese per niente. Controlli da panico, bambina rompicazzo a cui fare da babysitter e balle varie resero la mia esperienza con il gioco frustrante e noiosa. L’emozione fu praticamente zero. Non lo dico per fare l’alternativo, perché sinceramente mi dispiace sempre quando un gioco viene consacrato come capolavoro o emozionante e a me quell’emozione non arriva. Diverso fu il caso di Shadow of the Colossus, epico e coinvolgente. Lì un po’ di emozione arrivò, più che altro perché mi affezionai molto ad Agro (la cavalla). Tra l’altro i cavalli (oltre a essere delle brutte persone) sono tra i miei animali preferiti, ma questa è un’altra storia. Sì, ma ‘sto The Last Guardian? Con ‘sto The Last Guardian la mia paura era solo una: ritrovarmi con una specie di ICO 2.0. Quando lo vidi in alcuni trailer, infatti, ammetto di aver pensato: “Ecco, ci siamo. Un’altra palla colossale come ICO”. Poi mano a mano che passavano gli anni… no, niente, me ne fregava sempre meno del gioco, anche perché era diventato più una leggenda che altro. Alla fine, però, The Last Guardian è uscito davvero e ho deciso di dargli una chance. Ho fatto bene? Spoiler: cazzo se ho fatto bene.
https://youtu.be/kWNZqOWkpGA
MOMENTO INFORMATIVO, COMUNICAZIONE PER IL SOCIALE: la merda di Trico (perché anche lui la fa) può essere raccolta e gettata in giro, quindi se vedete che caga non fate i maleducati e raccoglietela. Se non è poesia questa…
Tu aiuti me, io aiuto te
Sembra incredibile, ma The Last Guardian non mi ha mai annoiato. Nemmeno in prima battuta. Il fatto è che The Last Guardian è riuscito a toccare le corde giuste. Generalizzando, posso dire di essere un grande amante degli animali, ma non sono mica un animalista nazi-vegano! Semplicemente provo per loro un affetto incondizionato. Penso sia una condizione comune a molti. Poi io adoro i gatti (ciao Joker!) e sì, Trico ricorda in molte cose un grande e puccioso gattone.
Per questi motivi è stato facile entrare in sintonia con The Last Guardian. Prima di accorgermene soffrivo quando la bestiola si faceva male e gioivo quando riusciva a superare gli ostacoli. Il terrore di ritrovarsi con un ICO 2.0 si è così sciolto come neve sotto il sole di una calda giornata d’inverno perché il nostro amico non ha bisogno di essere protetto o guidato mano nella mano. Trico protegge noi e noi proteggiamo Trico. La differenza è enorme, credetemi. C’è cooperazione e un rapporto ben più sincero e genuino. È incredibile, poi, vedere come tutto sia coeso perfettamente: il gameplay, la narrazione, la tecnica, le musiche mai invadenti e sempre al posto giusto. Tutto è perfettamente in equilibrio per offrire un’esperienza unica nel panorama videoludico. The Last Guardian sa raccontare una storia sfruttando a pieno la sua natura di videogioco, con una delicatezza e uno stile rari. Il rapporto con Trico non è solo “estetico” o narrativo, è parte della giocabilità stessa, sessione dopo sessione. Il bello è che The Last Guardian riesce anche a risultare cinematografico e spettacolare, nonostante non scenda mai a compromessi in termini strettamente ludici. The Last Guardian va vissuto.
Peccati di tecnica
Se devo fare le pulci (e chissà quante ce ne sono nel pelo di Trico), il sistema di controllo e la telecamera rischiano di rovinare tutto. Per questo non posso biasimare coloro che non sono riusciti a entrare nello spirito del gioco. In questo senso The Last Guardian è rimasto indietro di oltre dieci anni. I controlli del ragazzo mongoloide sono legnosi e quelli per Trico possono portare a frustrazione. Fumito Ueda avvertì i giocatori che l’animale non avrebbe sempre seguito gli ordini. Delle cinque run che ho fatto per il platino alcune sono andate lisce come l’olio, in altre Trico ha fatto un po’ di capricci. Comunque, dopo aver maturato una certa esperienza con il gioco, credo di poter affermare con sicurezza che nella maggior parte dei casi Trico obbedisce ai comandi senza problemi, se si impara a capire i suoi comportamenti e a lasciargli il suo tempo (è pur sempre un animale e ciò è reso benissimo in-game). Ci sono situazioni in cui sono sicuro che molti avranno maledetto il titolo senza capire che a sbagliare erano loro. In altre probabilmente qualche problema c’è. Alla fine capisco perché questa ambiguità nel sistema di controllo sia considerata una delle pecche più grandi del gioco, malgrado non condivida assolutamente questo pensiero (personalmente, i controlli vanno benissimo così). Un altro grande neo, almeno sulla PS4 normale, è il frame-rate, spesso instabile. Alcuni frangenti sono davvero indecenti. Si vede che il gioco paga lo scotto di uno sviluppo troppo lungo e travagliato che, ricordiamoci, è iniziato su PS3 circa nove anni fa. E la telecamera? L’impatto iniziale è demotivante, ma ci si impara a convivere
Per il resto, secondo me The Last Guardian è un vero titolo di nuova generazione. È arretrato solo all’apparenza, perché sa regalare momenti visivamente spettacolari e stilisticamente sopraffini in modo non comune. Elementi come la fisica, il vento e l’illuminazione rendono The Last Guardian un piccolo gioiello tecnico. Per chi si è approcciato al gioco in modo superficiale potrà suonare come una cazzata, ma The Last Guardian è tra le cose migliori che ho visto su PS4. Uno dei motivi è senza dubbio Trico. Il gioco non sarebbe stato lo stesso se gli sviluppatori non ne avessero curato ogni minimo dettaglio. Hanno fatto di tutto per renderlo vivo non solo dal punto di vista comportamentale, ma anche prettamente visivo e sonoro. Adoro ogni sua bellissima piuma!

Avete visto le foto che ho scattato al gioco?
Commozione sincera
ATTENZIONE SPOILER SUL FINALE
I difetti sono passati in secondo piano nei momenti più emotivi dell’avventura. Sul serio, ci sono alcuni punti davvero belli. Per esempio, quando il bambino sembra morto e Trico cerca di svegliarlo portandolo infine nella pozzanghera, avete presente? Ecco, lì, sentire i pianti di Trico è stato un pugno in pancia. Nella mia testa pensavo “Dai cazzo! Svegliati! Svegliati bambino di merda!” mentre premevo a casaccio i tasti per provare a muoverlo.
https://youtu.be/Mse0NEgnhT8
E poi c’è il finale. Speravo in un epilogo del genere, perché far morire uno dei due (Trico in primis) sarebbe risultato troppo banale e gratuito. Verso la fine, però, ammetto di aver temuto che Trico crepasse. Invece si separano, costretti dal destino. L’addio è un momento tristissimo e intensissimo, gestito con delicatezza e senza eccessi. Non c’è l’opportunità di salutarsi come si deve. C’è solo tempo per un ultimo sguardo. Quello malinconico di Trico, da far venire il magone. “Non credo gli resti molto” dice un abitante del villaggio. La tristezza prende il sopravvento, una lacrimuccia scende durante i titoli di coda. Il pensiero va a tutta l’avventura appena vissuta che quasi non mi accorgo del tempo che passa fino a quando il vero finale si rivela. La musica mi abbraccia il cuore con la sua potenza. Un nodo stringe forte lo stomaco. Dei brividi scendono lungo la schiena. La camera ci porta nel luogo dove tutto ha avuto inizio. Nel mentre penso: “È ancora vivo, è ancora vivo”. Sono passati quanti anni? Dieci? Venti? Non importa. Trico è vivo. Ne vediamo solo gli occhioni che squarciano l’oscurità… e non è solo! A giudicare dai versi, pare che abbia pure figliato. Entrambi sono al loro posto, con le loro famiglie, nella loro casa. Entrambi ricordano la loro avventura e amicizia. Così lontani, così diversi, eppure così vicini e simili. Un finale dolce, eppure a mio avviso anche molto amaro, perché The Last Guardian è la storia di una separazione forzata, di un legame profondo spezzato sul nascere. Di un’amicizia che ha scavalcato il pregiudizio e le diversità, restandone ugualmente vittima. Il ragazzino ora divenuto uomo sente nel profondo che Trico è vivo? In tutti questi anni non si sono più visti, non hanno mai conosciuto la gioia di giocare insieme in armonia. Forse non si vedranno mai più. Ed è per questo che mi piace pensare che un giorno o l’altro, magari proprio grazie al potere dello scudo/specchio, si rincontreranno per dare inizio a una nuova straordinaria storia…
L’ultimo Guardiano (FINE SPOILER)
A livello ludico ritengo ancora Shadow of the Colossus il miglior lavoro di Ueda, ma a livello narrativo ed emotivo The Last Guardian vince su tutta la linea. The Last Guardian è una storia semplicissima, ma di quelle che si tatuano intimamente nel profondo. Una storia che per funzionare non ha bisogno altro che di Trico e del suo piccolo amico umano. Una storia affascinante, poetica, delicata, evocativa, toccante. Aggettivi che spesso saltano fuori quando esce un’opera dotata di una spiccata personalità. Ma non le userei se non mi venissero veramente dal cuore. Come dicevo un po’ più in alto, gli animali esercitano un forte fascino su di me. Soprattutto cani e gatti, mi fanno una tenerezza incredibile. Con una simile premessa forse era impossibile che The Last Guardian non riuscisse a toccare le corde della mia anima. L’avventura di Trico e del bambino spastico mi ha sinceramente commosso. Probabilmente molti non riusciranno ad andare oltre i problemi tecnici, altri troveranno la storia e il gameplay noiosi non riuscendo a entrare in sintonia con Trico. Ed è giusto così. Quando si ha a che fare con titoli che puntano sull’emotività, la soggettività è tutto. E nessuno può permettersi di scassare le palle. Non starò qui a fare i ciclici discorsi alla “The Last Gurdian è arte?” e nemmeno voglio convincere qualcuno a prendere il gioco affermando cose del tipo: “Capolavoro!”, “Fatevi un favore e compratelo”, “Se non vi emoziona siete morti dentro o non avete un cuore”, perché abbiamo tutti sensibilità diverse. Non c’è da incavolarsi se molti non vedranno nulla di che in The Last Guardian, d’altronde io sono rimasto totalmente impassibile dinnanzi a cose come ICO o il tanto decantato Journey, che mi ha trasmesso poco. Alla fine quello che conta è ciò che ognuno di noi prova e sente. E io sento che The Last Guardian è stato uno dei viaggi più emozionanti che abbia mai fatto, uno di quelli che non dimenticherò mai, sento che Trico è stato il più bel regalo di Natale che potessi ricevere…
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