Red Dead Redemption II è un capolavoro. Sì. L’ho scritto. Quante altre volte mi è capitato? Sicuro con The Legend of Zelda e mi era quasi scappato con Uncharted 4 (quasi), ma nemmeno l’ultimo God of War è riuscito a spingermi a tanto, iniziando l’articolo con una frase che penso molti condivideranno. Joker ci ha parlato della perdita di valore del termine capolavoro, ma per me ha ancora un peso pesante, per fare un gioco di parole. Certo, avrei potuto scrivere Red Dead Redemption II è un fottuto capolavoro e sarebbe stato ancora più pesante o, meglio ancora, è il mio gioco della vita. Però no. Per me Red Dead Redemption II non è un fottuto capolavoro e non è nemmeno il gioco della vita (che resta sempre l’insuperabile e leggendario Ocarina of Time; a proposito: auguri!), ma penso che avrebbe potuto esserlo, perché ci troviamo dinnanzi a un titolo curato come pochissimi, vario, profondo, appassionante, coinvolgente, emozionante (anche se con me solo a tratti). Lo dico nonostante qualcosina non mi abbia convinto del tutto… ma ehi, nessuno è perfetto.
Wanted!
Devo essere onesto: mi ha preso quasi subito, ma non come dovrebbero prenderti i capolavori, solo come un buon gioco diciamo. Difatti ci vuole un po’ per metabolizzare le meccaniche, più che altro ci vuole un po’ per entrare nel ritmo. Non siamo davanti a un’esperienza frenetica, anzi. Se c’è un “difetto” che non mi ha mai abbandonato, dall’inizio alla fine, è la pesantezza delle sessioni di gioco. Perché sì, ho trovato Red Dead Redemption II abbastanza pesante, tra cavalcate interminabili da una parte all’altra della mappa a una trama dal ritmo altalenante e non sempre trascinante, ma l’esperienza è così densa di contenuti, attività e cose che, cazzo, è impossibile lamentarsi. Quindi sì, l’avrò pure trovato noioso in alcuni frangenti, ma di quella noia che a volte contraddistingue anche alcuni film però di assoluta qualità. Più che noia, infatti, è più giusto dire pesantezza. Farsi metà mappa a cavallo dopo un po’ diventa una rottura, diciamocelo, ma Red Dead Redemption II cerca di seguire il realismo, laddove GTA V segue un approccio più soft. Eppure il tocco di Rockstar Games si vede eccome (anche in quell’ironia e satira tipica di GTA), solo che le dinamiche (come per le fughe dalla legge o le taglie ecc) funzionano meglio nel vecchio West che a Los Santos. Non sarà un GTA nel Far West come non lo era il primo Red Dead, ma secondo me sotto sotto non sono nemmeno distantissimi, solo che appunto in Red Dead funziona tutto meglio, l’ambientazione offre più possibilità e oserei dire scorci decisamente più fighi e i personaggi appaiono più profondi. Non saprei bene come spiegarlo: GTA è più cazzone, Red Dead Redemption più profondo e realistico, anche se il nostro “eroe” può far fuori da solo decine di uomini in combattimento uscendone illeso (ma ehi, nessun gioco è perfetto).
Parliamo della storia: bella, interessante e lunga. Tra missioni secondarie e primarie ci ho messo una settimana di gioco intenso per portarla a termine con un 80,2%. I personaggi e la storia in sé non mi hanno fatto impazzire e ci vuole un po’ per entrare nel vivo e iniziare a capirci qualcosa, ma il bello è che più si va avanti, più migliora. Ed è un po’ tutto Red Dead Redemption II che funziona così: più ci giochi, più ti piace, più ti prende, più ci giocheresti. Questo è l’effetto che fanno (o dovrebbero fare) i capolavori. All’inizio non mi convinceva nemmeno la trama, poi andando avanti i rapporti tra i personaggi si fanno finalmente interessanti (nulla di trascendentale comunque) e le missioni sempre più avvincenti e varie, mai troppo difficili, mai troppo facili. Tutto è in equilibrio quasi perfetto. Complimenti davvero a Rockstar per la qualità quasi sempre molto alta. Verso la fine è riuscito pure a emozionarmi e l’epilogo è un’altra bella scorpacciata di gioco. Ok, forse la missione finale e il finale in se potevano essere migliori e più incisivi, ma nel complesso tanta roba insomma.
Mezzogiorno di gioco
Pensate che durante le prime ore non riuscivo a vedere tutte le qualità del titolo, è che Red Dead Redemption II non spara tutte le sue cartucce con un colpo solo, ma le dissemina perfettamente (sia roba secondaria che primaria) lungo l’intero arco dell’avventura. Il risultato è che c’è sempre qualcosa di nuovo da fare o da vedere, anche se stiamo parlando di un numero di ore che supera tranquillamente le cinquanta/sessanta. All’inizio giocavo e pensavo “Bello, forse bellissimo, ma per ora non capolavorico“. Poi non so, dal capitolo 5 in poi ho come cambiato idea, il gioco non è che si è trasformato, ma io sono finalmente entrato nel mood perfetto e i pochi difetti sono passati in secondo piano. Mi sono lasciato trasportare dal titolo e quando ciò accade è sempre una gran bella sensazione. In prima battuta pensavo che Rockstar avesse confezionato un mondo sì maestoso e ricco di cose, ma meno profondo di quanto non fosse in realtà. Vedevo ancora la finzione, col tempo mi sono ricreduto e penso che le meccaniche e il mondo di gioco abbiano veramente una profondità non indifferente. L’ambientazione è viva, piena di animali, dettagli e personaggi strambi, sì alcuni eventi casuali tendono a ripetersi troppo spesso, ma chissene, la cura riposta dagli sviluppatori lascia a bocca aperta. Pochissimi studi possono vantare una cura tale in ogni elemento dell’esperienza. E stiamo parlando di un open world enorme, tecnicamente eccellente e con pochissimi bug (almeno per la mia esperienza). Un evento rarissimo, forse solo Breath of the Wild può vantare una cura simile, forse nel complesso pure superiore. Red Dead Redemption II per me non rivoluziona il genere, Breath of the Wild in parte sì, ma stiamo parlando di due capolavori molto diversi tra loro e con obiettivi opposti. Se c’è un aspetto dove Nintendo vince a mani basse, però, è nel mondo al servizio del giocatore, del gameplay (io senza mappa in Red Dead mi perderei subito sinceramente) e nel sistema di controllo. Forse il più grande “difetto” di Red Dead Redemption II è proprio il sistema di controllo, non sempre reattivo, non sempre pronto ad andare incontro al giocatore, è un po’ macchinoso diciamo. Capita di morire perché Morgan sbaglia copertura, per dire, e non è bello. Ci si passa su, per carità, ma vista la cura generale altissima certe sbavature si notano più facilmente.
E degli scontri a fuoco? Più si va avanti, più si fanno intensi ed entusiasmanti, ciò nonostante non ho trovato spettacolare il “combat system”. Funziona e va bene, ma c’è di meglio eh. Cioè se Red Dead Redemption II fosse stato un semplice sparatutto avremmo avuto un problema, per fortuna non lo è e di carne al fuoco e da mettere a ferro e fuoco ce n’è in abbondanza. Inutile stare qui a fare una lista della spesa delle possibilità offerte dall’avventura: c’è tanto con cui divertirsi, che siano spettacoli di teatro da gustarsi per rilassarsi un po’ a lavori come cacciatore di taglie.
Poteva essere il mio gioco definitivo? Forse sì, forse no
Al contrario di altri, devo dire che onestamente non ho molto altro da dire su Red Dead Redemption II. Quando l’esperienza è così appagante ci si leva il cappello e stop. Le parole sono superflue. Lasciamo spazio alla bellezza e vastità dei panorami (alcune volte la linea dell’orizzonte è veramente impressionante), ai personaggi e alle meccaniche sempre più assuefacenti. Lasciamo spazio alla qualità senza dire altro, perché esperienze così lunghe e curate difficilmente arrivano sugli scaffali. Già il primo Red Dead Redemption era stupendo, con questo seguito/prequel Rockstar ha fatto il colpaccio e non posso che darle merito. Perché dico che poteva essere il mio gioco della vita? Perché se il western fosse stato il mio genere preferito non avrei avuto tanti dubbi, forse, con certezza non posso saperlo comunque… E se avesse avuto il doppiaggio in italiano anche meglio (inutile: i sottotitoli distraggono) e se il sistema di controllo fosse stato impeccabile, soprattutto negli scontri a fuoco, allora a quel punto saremmo stati al top dei top, ma con i se si fa poco, no? Quindi in quel caso forse poteva ambire seriamente a titolo di “mio gioco definitivo”. Peccato davvero che il western a me non piaccia, Red Dead Redemption mi aveva fatto in parte cambiare idea, Red Dead Redemption II non me l’ha fatta cambiare del tutto, ma questo è un limite mio purtroppo. Ciò detto, genere amato o meno, Red Dead Redemption II merita di essere giocato fino in fondo un po’ da tutti i videogiocatori. E cazzo, mi è pure venuta voglia di rifarmi il primo!
Guarda anche la mia esibizione a Tu Si Que Vales!
https://youtu.be/5_beVrJCvE4
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