Ho da poco rigiocato Heavy Rain, Assassin’s Creed, Prince of Persia: Le Sabbie Dimenticate e Prince of Persia 2008, un titolo di cui io stesso avevo quasi dimenticato l’esistenza. Nonostante un metascore di tutto rispetto, il gioco non venne accolto benissimo da una parte della stampa e soprattutto da una buona fetta di giocatori. Non ricordo di preciso quali critiche vennero mosse, ma immagino che molte ruotassero intorno all’impossibilità di morire, alla semplificazione di alcune meccaniche, al sistema di combattimento e forse alla nuova (e aggiungerei affascinante) direzione artistico narrativa. Per me Prince of Persia 2008 può essere considerato un (quasi) capolavoro. Forse è un capolavoro mancato, ma resta tra i migliori titoli che ho giocato in vita mia.
Cosa c’entra The Last of Us?
Poetico, dolce, delicato, delizioso, appassionante, dal sapore di un bel film di animazione, Prince of Persia 2008 avrebbe meritato decisamente più attenzione e considerazione, invece sembra essere stato dimenticato dai più. L’unico appunto che mi sento di muovere all’opera riguarda la raccolta dei semi di luce, un modo poco elegante per allungare il brodo e non molto divertente, per quanto utile ai fini narrativi e per quanto esplorare le ambientazioni risulti tutto sommato gradevole. In ogni caso, al di là del mio amore verso la giocabilità (compresi gli spettacolari combattimenti), la fine veste estetica e la trama, cosa c’entra The Last of Us? La risposta è da ricercarsi in alcuni aspetti di quest’ultimo elemento.
Diciamocelo: Prince of Persia e The Last of Us sono opere del tutto opposte, con nulla in comune… giusto? Non proprio. Rigiocando questo bellissimo PoP, infatti, mi sono reso conto di come le storie dei due titoli siano accumunate. Il discorso è complesso, anche perché c’è chi ritiene che le storie che vengono raccontate siano un numero definito. Insomma: sotto sotto le trame sono sempre le stesse, quindi le differenze vanno trovate nel modo in cui esse vengono raccontate e nei personaggi. I due titoli citati sono forse un esempio di questo pensiero. Perché? Se non vi interessano gli spoiler continuate la lettura.
Prince of Persia 2008 racconta la storia di un avventuriero che depreda le tombe dei morti e di Elika, la principessa di un regno incantato in cui è stato sigillato il potente dio delle tenebre Ahriman. Nel corso del gioco il “Principe” ed Elika combattono la corruzione di Ahriman, che si sta liberando dalla sua prigione, e imparano a conoscersi sempre di più. Nelle battute finali il loro legame è più forte, nonostante l’apparente disinteresse e “strafottenza” dell’uomo. Lo scopo di Elika è salvare il regno e il mondo intero dalle tenebre impedendo che il dio malvagio si liberi. Ma alla fine si scopre che per fare ciò, Elika deve sacrificare la sua stessa vita… e lo fa. Elika si sacrifica e rinchiude Ahriman. Tuttavia, il “Principe”, ormai legato alla donna, non riesce ad accettarlo e in cambio della liberazione di Ahriman riporta in vita Elika condannando il mondo alle tenebre. Non vi suona famigliare? In sostanza il “Principe” fa esattamente ciò che fa Joel in The Last of Us (salvare Ellie invece del mondo). Solo che lo ha fatto cinque anni prima. Al momento non mi sovvengono altre opere con un finale di questo tipo (ma sono sicuro che da qualche parte ci sono, uscite anche prima di Prince of Persia 2008). Restando confinati all’ambiente videoludico, comunque, una delle cose che mi era più piaciuta di The Last of Us era proprio il suo finale “originale”, che andava contro la solita “regola” del bene che vince sul male, della “salvazione” dell’umanità. Mi ero però del tutto scordato di Prince of Persia 2008 e forse ce ne eravamo scordati un po’ tutti.
Al di là del trascurabile Epilogo venduto in forma di DLC (in cui Elika abbandona il “Principe” dopo il suo gesto) e dello spin-off su DS (Prince of Persia: The Fallen King, di cui ho un pessimo ricordo), la storia da considerare è quella presente nel solo Prince of Persia 2008. Ovviamente, nel modo, nei personaggi e nelle ambientazioni Prince of Persia e The Last of Us sono molto diversi, per fortuna! Uno ha una narrazione più scarna, “nascosta” e che sfrutta la sua natura di videogioco per lasciare libertà al giocatore (l’ordine in cui bonificare i suoli fertili e affrontare i boss in Prince of Persia è a discrezione dell’utente, così come l’approfondire il rapporto con Elika scegliendo se dare vita a divertenti e interessanti scambi di battute tra i due), l’altro ha una narrazione squisitamente cinematografica e per questo dall’impatto forse maggiore e più coinvolgente (anche e soprattutto nel percepire la crescita del rapporto tra i protagonisti, per forza di cose più debole nel titolo Ubisoft). Uno è ambientato in un regno fantasy, l’altro è un post-apocalittico. Entrambi, però, mostrano un mondo ormai in rovina.
Un sequel?
Prince of Persia 2008 era (e forse è ancora oggi) un gioco innovativo, probabilmente troppo avanti per il periodo in cui è uscito, che ha messo sotto i riflettori il rapporto tra i protagonisti nella speranza che i giocatori, dopo tutto il tempo trascorso con Elika (e dopo tutte le volte che lei ci salva), finissero per provare ciò che provava il “Principe”. Evidentemente, però, un po’ per sua colpa, un po’ per colpa dei giocatori, non riuscendo a trasmettere la giusta carica emotiva, Prince of Persia 2008 ha fallito dove The Last of Us ha fatto centro. Credo, infatti, che il suo finale fosse stato criticato da molti, arrabbiati come bambini nel vedersi vanificati tutti gli sforzi fatti nel gioco. In questo senso è pure più potente e maturo (?) di The Last of Us. Il gioco avrebbe meritato un riconoscimento maggiore nel corso del tempo? Assolutamente sì! Meriterebbe un sequel? Forse no, perché andrebbe a minare la sua unicità e particolarità (anche se sarebbe interessante approfondire alcuni aspetti della trama e limare i “difetti”). Magari sarebbe più adatto un remake (come si è vociferato un po’ di tempo fa) o una rimasterizzazione, in modo da farlo conoscere a chi non lo ha giocato a suo tempo. In caso contrario basta un PC, una PlayStation 3 o una Xbox 360. È un capolavoro? Punti di vista. Sicuramente è o è stato un piccolo genio incompreso, ma non da tutti, non da tutti…
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Io diversamente me lo ricordo molto, molto negativamente questo gioco.
Un pò per la cosa imbarazzante dell’immortalità del Principe, per la storia banale, per la ripetitività nauseante, e soprattutto per il finale bruscamente interrotto, che ricordiamo venne completato con un DLC che inizialmente fu esclusiva Micro$oft. Senza contare il fatto che questo gioco all’epoca fu come una pietra tombale posta sull’amatissima trilogia, e dopo 15 anni lo è stato effettivamente.
Salverei solo le musiche, veramente splendide e potentissime, peccato che i brani erano talmente pochi che te le rifilavano in continuazione, dopo un pò cominciavi a non volerle più sentire.
Una brutta scopiazzatura di Shadow of the Colossus.
Forse la maggior parte dei giocatori lo ricorda negativamente, per questo è un genio incompreso. Poi sono gusti…