Mi è capitato spesso di imbattermi in commenti razzisti verso chi decide di platinare un videogioco su console PlayStation, come se i “platinatori” fossero delle brutte persone malate che non si godono un gioco, ma sono dipendenti da un trofeo inutile e virtuale. Mi chiedo: ma che cazzo di problemi avete? Eh? Facciamo chiarezza e spieghiamo perché platinare giochi non è una cosa di cui vergognarsi, ma anzi: nell’oceano di superficialità in cui viviamo, spesso è cosa di cui andare fieri.
Momento di vero godimento
Ho già detto più volte che mi piace platinare i giochi e ora voglio spiegarvi perché non c’è assolutamente nulla di male o perverso in questa pratica. Prima di tutto, però, c’è da dire una cosa: se uno si approccia a un gioco al solo scopo di platinarlo (magari guardando anche guide prima di giocarlo e spoilerandosi tutto) allora siamo d’accordo che si sfiora il caso patologico. Diciamo che non è il modo più sano per godersi i videogiochi, ma alla fine ognuno sarà anche libero di giocare come cazzo gli pare, no? Detto ciò, mi fanno un po’ pena e un po’ ridere i “grandi” giocatori che si vantano di non avere platini e quindi di godersi un gioco, di divertirsi veramente (e qui si capisce che parlano di qualcosa che non conoscono minimamente). Vi svelo un segreto: chi platina i giochi spesso e volentieri se li gode anche più degli altri.
Mettiamo le cose in chiaro: uno può benissimo godersi il gioco come fate voi “eletti di staminchia” senza pensare minimamente ai trofei e dopo, DOPO, solo DOPO averlo finito ed esserselo goduto, decidere di dedicarsi ai trofei. Questo è il mio modo di approcciarmi ai videogiochi: prima me lo spolpo senza pensieri in modo genuino, poi quando l’ho finito la prima volta lo ricomincio (ove necessario) e inizio la raccolta dei trofei. E sì, magari per molti potrà essere una cazzata (come per chi gode per gli inutili mi piace sui social), ma raggiungere il platino a me, personalmente, dona soddisfazione. Non serve a niente, verissimo, nessuno va a vedere la mia bacheca trofei, sì, a nessuno frega qualcosa di quanti platini ho, ok, e infatti chi se ne frega! Lo faccio per me, perché mi piace, mi appaga, mi restituisce la sensazione di aver completato e spolpato a fondo l’esperienza, sicuramente più di chi decide di snobbare i trofei e lasciare spesso e volentieri i giochi a metà. Un approccio che trovo decisamente più superficiale, ma, come si diceva, ognuno è libero di fare come vuole. Non c’è un modo giusto o sbagliato di giocare.
PRO
Tra i lati positivi dei trofei c’è che ti portano a spolpare un gioco fino in fondo o quasi. Il platino regala soddisfazione perché dona un senso di compiutezza, rende i titoli molto più longevi e ti permette di sfruttarne di più ogni aspetto. Talvolta ti spingono a cimentarti anche in delle vere e proprie sfide, che sia un livello di difficoltà proibitivo o una prova di abilità, rendendo alcuni platini una dimostrazione della propria bravura. Poi se c’è chi si vanta di avere mille platini, buon per lui, cosa c’è di male? Come giocatore raggiungere un buon numero di platini è comunque un valore aggiunto, significa che è un gamer che non si arrende, che non lascia le cose a metà, che ci mette passione, dedizione, impegno e non superficialità (come la maggior parte di tutti gli altri). E sì, magari bisognerà avere tanto tempo, ma spesso è solo una scusa. Il tempo se si vuole e ci si tiene lo si trova (poi ognuno ha le sue priorità, chiaro e lecito). La mia impressione, sbagliata o meno, è che quelli che disprezzano i trofei spesso siano persone che semplicemente non hanno voglia di impegnarsi e alcune forse sono anche un po’ invidiose. E va benissimo così. Ognuno faccia come cazzo gli pare senza rompere i coglioni. La mia idea, tuttavia, è questa: meglio pochi giochi spolpati a fondo che decine iniziati e abbandonati. Un po’ per mancanza di voglia, un po’ per mancanza di soldi, un po’ per la mia selettività, ormai compro pochissimi titoli in un anno e faccio fatica a comprendere l’approccio di chi accumula giochi su giochi senza magari neanche iniziarli. Forse loro trovano soddisfazione nell’acquisto compulsivo, comprare gli fornisce lo stesso appagamento che ho io quando arrivo al platino. A ciascuno il suo, insomma, anche se non riuscirete a togliermi dalla testa l’idea che sia più scemo spendere soldi a vanvera che sviscerare a fondo un titolo.
CONTRO
Tra i lati negativi c’è sicuramente quello di avere alcuni trofei che non aggiungono nulla all’esperienza, ma risultano solo inutilmente tediosi (e qui sta anche nella bravura o meno degli sviluppatori). Per dirne una: i collezionabili a me fanno cagare, ma per i trofei mi tocca sempre seguire le guide e raccoglierli tutti (e i collezionabili raramente si rivelano interessanti; ma hanno comunque più senso di altri trofei di merda, come accumulare cifre di denaro folli o altre minchiate). Un altro contro è che alcuni trofei possono risultare troppo difficili per le proprie capacità costringendoti ad abbandonare la scalata al platino e lasciandoti con un senso di incompiutezza e fallimento. È vero, alle volte (non così spesso come si crede) platinare un gioco può risultare uno sbattimento, ma la soddisfazione di raggiungere il 100% è sufficiente a ripagare gli sforzi. Di recente mi è capitato con The Quarry. Non si tratta di un platino difficile, ma richiede veramente tanta pazienza in quanto è necessario finire il gioco almeno quattro volte (oltre alla prima giocata fatta senza pensare ai trofei). Il problema principale è che non si possono saltare i filmati e vedersi lo stesso “film” per cinque volte di fila può risultare sfiancante (anche perché per quanto passabile, non è che sia proprio bellissimo). Nessuno è obbligato a farlo, ovvio, e infatti non mi lamento, perché è una scelta personale e il platino ha ripagato lo sbattimento. Inoltre, ho sviscerato l’esperienza in modi che non avrei fatto senza i trofei. Probabilmente lo avrei giocato un paio di volte e basta.
Dedizione, passione, costanza, perseveranza e impegno. “Ma io gioco per divertirmi!” “Bravo! Io gioco prima per divertirmi proprio come fai tu e dopo anche per sbattermi i coglioni per prendere un trofeo inutile. E ti assicuro che, alla fine della fiera, anche questa parte risulta comunque appagante“. E ve lo dice uno che nei giochi non ricerca in primis una sfida (è uno dei motivi per cui i souls-like non mi hanno mai attirato, poi ho comunque giocato Bloodborne). Preferisco di gran lunga emozioni, belle storie, divertimento e svago alla frustrazione.
La verità è questa: i trofei, il platino, non sono un male o un bene, non sono una malattia rara e contagiosa. Come tutte le cose, è nell’approccio spesso malsano delle persone il problema, ma i trofei non rovinano l’esperienza, sono solo un qualcosa di aggiuntivo, un extra per allungare il gioco che ogni giocatore è libero di ignorare oppure no. Il resto sono solo pippe del cazzo. Caso chiuso.
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