Outlast mi era piaciuto da matti, giusto per usare una parola in linea con il gioco, ambientato in un manicomio di fottutissimi bastardi pazzi psicopatici. L’annuncio di Outlast 2 fu per me motivo di grande gioia. Ora che l’ho finalmente giocato vi dico brutalmente la mia. Outlast 2 è più grande, bello e cattivo del suo predecessore?
Più grande
Intanto sì, diciamo pure senza paura (già, senza paura) che Outlast 2 è più grande di Outlast. Dura tipo il doppio, ha più cutscene e presenta ambienti più ampi e vari, anche se la strada da seguire è sempre linearissima. Ma le dimensioni lo rendono un gioco migliore? No, di sicuro non è quello il parametro con cui valutare l’esperienza. Tra l’altro vi dirò pure che il primo impatto non è che mi abbia entusiasmato molto. Vi spiego perché.
Una delle cose che più mi aveva colpito di Outlast era la sua capacità di trasmettermi una discreta dose di ansia. Cosa che nessun altro titolo era mai riuscito a fare. Inutile ripetere per la milionesima volta che l’ansia/paura/terrore/quelchazzochevolete è molto soggettiva e che lo è anche tutto quello che sto scrivendo in questo momento o in qualunque altro articolo. Ecco, l’ho appena ripetuto. Amen. Comunque, giocando a Outlast 2 mi sono domandato: dove cacchio è la tensione che ho provato con il primo capitolo? Outlast 2 non è riuscito a trasmettermela, non del tutto e almeno non inizialmente.

Sarà che il manicomio era una location più disturbante e claustrofobica, per i miei gusti; sarà che ho trovato, almeno in prima battuta, le routine dei nemici meno “convincenti” per gli ambienti più aperti e imprevedibili, ma il mio approccio era un po’ svogliato, del tipo: “Ma sì, proviamo ad andare avanti un po’ a casaccio, se mi ammazzano chissene, ripeto”. E per un po’ sono andato avanti così, perché in alcuni punti il trial and error la fa da padrone. Almeno al primo giro, sia chiaro… perché per giocarselo a Folle, per dire, non c’è spazio per le cazzate, ma questa è un’altra storia che vi racconterò un altro giorno (qui). In un certo senso, infatti, Outlast 2 si apprezza molto di più quando lo si impara a conoscere a menadito.
Più bello?
Outlast 2 è più bello di Outlast, perlomeno se parliamo della veste estetica. I ragazzi di Red Barrels hanno fatto davvero un ottimo lavoro. La qualità grafica supera le aspettative considerando che stiamo parlando di un titolo indie. E dal punto di vista del gameplay? È più bello? Ho letto diverse critiche, a mio parere anche abbastanza ingenerose, verso il titolo. Credo che definire la formula di Outlast 2 una sorta di versione leggermente pompata di quella del primo non sia sbagliato. Eppure c’è chi ha apprezzato il primo, ma non questo. Io direi che se il primo è piaciuto, anche questo piacerà, ma ognuno ha il suo parere. Nota: Tra l’altro, mentre scrivevo queste righe, ho rigiocato il primo ed è decisamente più facile e meno spaventoso di quanto ricordassi. Ormai ci ho fatto il callo.

Il punto di forza di Outlast e Outlast 2 è l’atmosfera: eccellente e malata al punto giusto. Fa il suo sporco lavoro per incutere timore. Le fasi di “sola atmosfera” sono quasi più efficaci di quelle più concitate, che in questo Outlast non mancano di certo. Forse sono pure troppe (le fughe, mentre le fasi stealth mi sono sembrate meno preponderanti). Pensiero che ho maturato affrontando il gioco a Folle, ma – PROMEMORIA – questa è un’altra storia che vi racconterò un altro giorno (sempre qui).
Più cattivo?
Allora, giunti a questo punto c’è da fare una precisazione. Ho letto qualche parere e qualche recensione sulla rete e tutti sembrano essere concordi nel dire che Outlast 2 è molto più violento e perverso del primo capitolo. Ecco, su questo non sono tanto d’accordo. Forse è proprio per il fatto che mi aspettavo qualcosa di ultra-violento e osceno. Invece mi è sembrato tutto abbastanza in linea con il primo Outlast. Più o meno, insomma, siamo lì. Per il mio palato, le scene di violenza non sono per nulla disturbanti (alcune lo erano di più nel primo/DLC) e anche i contenuti di natura sessuale li ho trovati abbastanza deboli. Per fare un esempio, la scena del tizio che fotteva un morto in Outlast (pure senza testa mi pare) o quella in cui uno si masturbava sui cadaveri nel DLC erano decisamente più efficaci e di impatto. E divertenti. Oh, è un cazzo di horror con gente malata! Vogliamo questo! Sulla difficoltà, invece, nulla da dire. Outlast 2 è più cattivo.

Sopravvivenza, orrore, depravazione, setta religiosa, allucinazioni = Outlast 2
Outlast 2 è un survival-horror coi contro-cazzi. L’idea della telecamera è sempre vincente (e sempre geniale), l’impossibilità di difendersi mette in una posizione in cui l’unica via per la salvezza è la fuga o un divertente e mortale gioco del nascondino. Il ritmo è serrato e non lascia praticamente un attimo di respiro. La storia è abbastanza criptica e tira in mezzo la religione con una setta di fanatici pazzoidi (ispirata al massacro di Jonestown). Il tema religioso non mi attira granché, ma nel complesso la trama non mi è dispiaciuta affatto. L’alternanza tra realtà e allucinazione non è male e la transizione da una all’altra è resa magnificamente “in-game” (e ho trovato le visioni distorte del passato di Blake molto interessanti; inoltre: sarà un cliché, ma le scuole negli horror fanno proprio… scuola). Alla fine permangono diversi dubbi su alcuni punti dell’intreccio, ma un po’ del fascino narrativo sta anche in questo. Vedremo se i DLC aiuteranno a chiarire alcuni aspetti oscuri della storia.
Sì, il gioco non è esente da difetti, sì, il protagonista (che si fa male quando cade da un metro di altezza) e ancor di più la sua telecamera sopravvivono a robe assurde. La formula, comunque, funziona, e continua a piacermi un botto. La tensione devo dire che non è mancata in alcuni passaggi, davvero ben riusciti. Che dire allora? Dico che Outlast 2 è quel genere di survival-horror-splatter che a me, me piace.
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