Sulla scia della mia precedente maratona avvenuta nell’estate 2021, in cui completai quindici videogiochi uno in fila all’altro senza neanche un giorno di pausa, nell’ultimo periodo mi è venuta voglia di riprendere in mano alcuni titoli. Così, superando il mio record precedente, ho giocato/rigiocato ventidue giochi. Ecco di quali si tratta.
1 THE QUARRY (PS4): più lo rigiochi e più ti accorgi di “difetti” nella trama. Tutto sommato, resta un “film” passabile, anche se non amo il tema scelto e alcune parti sono forse troppo prolisse.
2 HEAVY RAIN (PS3): sull’onda di The Quarry, ho deciso di ripescare un altro “film interattivo”. Nonostante gli evidenti problemi e i buchi nella sceneggiatura, Heavy Rain è ancora oggi il lavoro di David Cage che preferisco. Il merito, forse, va dato ai personaggi. Un’esperienza piacevole.
3 ASSASSIN’S CREED (PS3): non so perché, ma mi era tornata voglia di rigiocare il primissimo capitolo della serie. A livello narrativo resta tutt’ora affascinante e anche se ripetitivo e monotono in modo decisamente negativo, oltre che dalle meccaniche ormai superate, sono riuscito a completarlo di nuovo. Nel bene e nel male, un titolo che fece la storia.
4 PRINCE OF PERSIA (2008) (PS3): capolavoro… o quasi. Un titolo gradevolissimo da vedere e da giocare ancora oggi. Un’opera avanti per quegli anni. Ne ho parlato in un recente articolo che vi consiglio di leggere: Prince of Persia 2008 come The Last of Us, ma cinque anni prima, ecco perché.
5 PRINCE OF PERSIA: LE SABBIE DIMENTICATE (PS3): l’ho apprezzato di più oggi di quanto non feci a suo tempo. Visivamente non è niente male e l’alternanza di poteri verso la fine raggiunge picchi di una certa complessità donando spessore alle sezioni platform. Il difetto? Il sistema di combattimento a dir poco penoso.
6 PRINCE OF PERSIA: LE SABBIE DIMENTICATE (WII): all’epoca preferii questa versione Wii (completamente diversa da quella PS3). Oggi ho fatto un po’ fatica a portarlo a termine, sia per la grafica molto obsoleta, sia per un sistema di controllo un po’ fastidioso. Le sezioni platform restano gradevoli (ma più difficili), mentre i combattimenti fanno scagazzare anche qui.
7 ASSASSIN’S CREED II (PS3): rifatto il primo capitolo, mi sono buttato sul secondo. Il passo in avanti in termini di giocabilità è evidente. Nel complesso mi sono divertito. Ezio è sempre Ezio.
8 L.A. NOIRE (PS3): trama non male, gameplay interessante, grafica passabile (e con quel sistema di espressioni facciali che all’epoca parve rivoluzionario e che anche attualmente sa il fatto suo). Un gioco di grande atmosfera, che merita di essere almeno provato.
9 ASSASSIN’S CREED: ORIGINS (PS4): dopo aver rigiocato i primi due AC, ho deciso di dare una possibilità a Origins e Odyssey, titoli che mi ero promesso di recuperare. Ora l’ho fatto acquistando il pacchetto con entrambi. Origins non mi è piaciuto granché, malgrado la bellezza delle ambientazioni. È un titolo che sa intrattenere quanto basta, ma la trama è noiosa e tecnicamente restano alcune brutture tipiche dei vecchi Assassin’s Creed (comportamenti di NPC, glitch, ecc).
10 ASSASSIN’S CREED: ODYSSEY (PS4): questo l’ho apprezzato decisamente di più di Origins, nonostante permangano sbavature tecniche (IA, glitch e lunghezza dei caricamenti). Al netto di alcune cose che non ho apprezzato, mi ha divertito abbastanza e la trama risulta interessante e coinvolgente (ma è ancora AC?). Anche qui spiccano paesaggi stupendi (ma che vanno meno incontro alla “viabilità”; colpa di tutte quelle montagne). È uno dei giochi più ricchi di contenuti che abbia mai fatto: ci ho passato circa 110 ore in due run (e senza scoprire tutti i punti interrogativi). A mio avviso un passo avanti rispetto a Origins, anche se l’esplorazione delle piramidi era più appagante di quella delle tombe. Comunque sotto certe cose mi ha riportato alla mente il vecchio Skyrim.
11 THE FOREST (PS4): l’ho acquistato per curiosità dato che era in forte sconto. Mi ha fatto abbastanza cagare. Non mi vergogno a dire che ho seguito una guida per finirlo perché non avevo proprio la sbatta di perderci il sonno dietro. Probabilmente non era il tipo di esperienza di cui avevo voglia in questo momento. Frustrante e dispersivo. Posso apprezzarne alcune idee, ma resta un’esperienza che mi ha tediato per il suo lasciare il giocatore troppo in balia del caso (l’isola è troppo simile a sé stessa per permettere un orientamento efficace e il continuo dover pensare a cibo e acqua rompe il gioco e il “piacere” dell’esplorazione).
12 FAHRENHEIT (PS2): ho rispolverato la PlayStation 2 e mi sono ributtato a capofitto in quello che all’epoca ritenni un capolavoro (ma avevo 13-14 anni). Il primo titolo di David Cage che ho giocato e che poi mi ha spinto ad acquistare tutti gli altri. Parte bene, ma sappiamo tutti come va a finire. In vacca? Forse non esattamente, perché continuo a pensare che la storia sia interessante. Buone idee, insomma, ma sviluppate maluccio. Più che altro la parte finale sembra un po’ buttata lì in fretta e furia e alcune sequenze di azione sfiorano il ridicolo (mentre a suo tempo mi gasavano). Rimane un gioco unico e la colonna sonora composta da Angelo Badalamenti resta tra le migliori in assoluto.
EXTRA: PETER JACKSON’S KING KONG: THE OFFICIAL GAME OF THE MOVIE (PS2): ripreso per curiosità e volevo portarlo a termine. Ho fatto un po’ di capitoli, poi il gioco si è bloccato e ho dovuto resettare la console scoprendo di aver perso circa un’ora di gioco (dato che non salva automaticamente; chi si ricorda più di salvare manualmente?). A quel punto, quindi, l’ho mandato affanculo e l’ho riposto nella mia collezione.
13 HEAVENLY SWORD (PS3): apprezzato di più oggi che ai tempi in cui uscì. Per farmelo piacere dovetti giocarlo diverse volte. Ora non mi è affatto dispiaciuto e i personaggi continuo ad adorarli.
14 ENSLAVED (PS3): apprezzato di meno oggi rispetto ai tempi in cui uscì. Diversi problemi tecnici (su tutti il frame-rate) minano in parte l’esperienza, che ha alti e bassi. Il finale mi aveva deluso, ma oggi non lo ritengo malvagio, anche se è poco originale e la sceneggiatura ha forse alcuni problemi.
15 INFAMOUS 2 (PS3): questo mi ha sorpreso. La grafica è bella ancora adesso, il gameplay non è invecchiato male (e conta diversi momenti spettacolari) e il gioco si lascia seguire con piacere dall’inizio alla fine. Io lo dico: InFamous 2 è il miglior InFamous mai fatto. Un bel titolo.
EXTRA: VIKING: BATTLE FOR ASGARD (PS3): ho provato a riscoprire questa vecchia “perla” di The Creative Assembly, di cui tanto amai Spartan: Total Warrior (che ho rigiocato non troppo tempo fa insieme a Shadow of Rome e Ryse, tra l’altro). Vecchia è il termine giusto. Un gioco che era già anziano a suo tempo e che oggi sente tutto il peso degli anni sul groppone. Noia, noia totale. Ci ho giocato per qualche ora, poi ho ceduto per sfinimento e l’ho abbandonato (a suo tempo lo finii due volte credo).
EXTRA: ASSASSIN’S CREED: REVELATIONS (PS3): dopo aver giocato gli AC recenti tornare su Revelations è stato un po’… legnoso, macchinoso e pesante. Più che un personaggio, Ezio sembra un carro armato. Ci ho giocato per qualche ora, poi mi stavo addormentando così l’ho disinstallato.
16 GOD OF WAR III (PS3): rigiocare adesso God of War III dopo il capitolo del 2018 e Ragnarök fa capire una cosa: in questo caso forse si stava meglio quando si stava peggio. Spettacolare, brutale, violento, arrabbiato, ritmato. OK, la trama è meno matura, meno introspettiva, più sempliciotta diciamo, ma cazzo, almeno il gioco era DIVERTENTE e davvero EPICO. Poseidone e Crono restano gli apici della serie. In ogni caso, ritengo che la storia della trilogia sia sottovalutata. Quando God of War era ancora God of War e non un The Last of Us con Kratos. Anzi: quando God of War era God of War al suo massimo potenziale.
17 UNCHARTED 2 (THE NATHAN DRAKE COLLECTION PER PS4): scaricai la Collection quando Sony decise di regalarla per convincere la gente a restare in casa durante la COVID-19. Sotto alcuni aspetti Uncharted 2 inizia forse a sentire il peso degli anni, ma è un’avventura sempre piacevole da rigiocare.
18 UNCHARTED 3 (PS4): stesso discorso di Uncharted 2, ma con una coppia di antagonisti più interessante e alcuni dei punti più alti della serie. Non equilibrato come il secondo capitolo e con dei picchi frustranti (per numero di nemici da ammazzare), ma un gioco fighissimo ancora oggi. Mi è piaciuto più del due!
19 BIOSHOCK INFINITE (XBOX 360): un titolo che ho elogiato ovunque. Insieme a The Last Guardian è forse l’unico gioco che ho (avevo) paura di riprendere in mano per il timore di rovinarne il bellissimo ricordo. È ancora il capolavoro narrativo che ricordavo? La risposta è un secco sì (altro che il “banale” The Last of Us o quella “cacata” di film di Everything Everywhere All at Once). Tra l’altro oggi come oggi l’ho vissuto con più chiarezza e lucidità, senza lo spaesamento durante il bellissimo e potente epilogo. Certo, se ci si inizia a fare troppe domande su ogni minima cosa qualche dubbia permane e il canovaccio non è facile da riassumere o spiegare bene, ma la storia è lì, c’è tutta ed è abbastanza chiara (e non a libera interpretazione). Un viaggio affascinante come pochi. Un gioco unico, indimenticabile, esaltante. Una trama complessa, sofisticata, brillante, geniale, pazzesca, a tratti emozionante (compresi i due episodi di Burial at Sea, che incasinano di più la storia, ma donano ancora più spessore ad alcuni passaggi e uniscono BioShock e BioShock Infinite in modo magistrale, toccante e commovente: il vero finale della trilogia). Le critiche che mossi sulla violenza gratuita in parte me le rimangio, più che altro stona un po’ il netto contrasto tra la giocabilità sporca e casinara (l’azione è davvero troppo caotica) e una narrazione così sopraffina, elegante e studiata. Riguardo il ritmo narrativo: alla fine la parte centrale non mi è sembrata così stiracchiata o meno interessante come percepii un tempo, mentre la sezione su Lady Comstock ha sempre il sapore di un allunga-brodo. Comunque, al di là di un comparto tecnico non all’altezza, la direzione artistica è straordinaria ed Elizabeth resta uno dei personaggi videoludici più espressivi e vivi di sempre. Un’opera d’arte che, almeno sotto il profilo narrativo, probabilmente resterà insuperata e insuperabile, spanne sopra a praticamente tutto il resto. Semplicemente una delle esperienze più incredibili ed entusiasmanti che abbia mai vissuto.
20 THE ELDER SCROLLS V: SKYRIM (XBOX 360): indubbiamente un ottimo titolo con una grande atmosfera (anche se dalle ambientazioni monotone) e con una storia nel complesso coinvolgente. Mi sono concentrato sulla storyline, completandola in meno di dieci ore (un po’ poco per un GDR). Una delle cose che mi fece storcere maggiormente il naso quando lo giocai nove anni fa riguardava l’assenza di scelte morali. La trama, infatti, è lineare e prosegue in una unica direzione senza lasciare alcuna libertà di scelta al giocatore (e le opzioni di dialogo sono semplicistiche). Ora come ora non è una cosa di cui mi importa o a cui faccio molto caso, ma resta un gioco a cui non sono mai riuscito ad affezionarmi sul serio. In ogni caso, il mondo vivo, credibile, le tantissime cose da fare e le missioni secondarie interessanti contribuiscono a renderlo una grande esperienza.
21 REMEMBER ME (XBOX 360): prima di Life is Strange ci fu Remember Me. Soprattutto nella prima metà di gioco si può godere di ambientazioni e di un’atmosfera eccellenti, che non hanno nulla da invidiare a grandi produzioni (anzi). Buona la trama (anche se la storia dell’incidente continua a sembrarmi forzata per quel che riguarda la reazione della madre), alcune belle idee e un sistema di combattimento carino, ma poco incisivo. Un’opera molto interessante che, purtroppo, è stata forse sottovalutata. L’ho rigiocato e riscoperto con piacere. Peccato solo per un sistema di controllo così così e una telecamera spesso imprecisa.
22 FAR CRY 3 (XBOX 360): bello come ricordavo, ma con un frame-rate a cui bisogna abituarsi e che può risultare fastidioso per gli occhi. Divertente, frenetico, a tratti tamarro, con buone scene di azione: una grande avventura con uno degli antagonisti più carismatici e folli della storia videoludica (Vaas). Minato solo dal plot armor del protagonista e da alcune scelte narrative discutibili (il protagonista idiota). Sorvolando su un “frustrante” picco di difficoltà nelle battute finali, un titolo godibilissimo ancora oggi.
Volendo avrei potuto continuare la corsa con altri giochi, ma ho deciso di prendermi una pausa per arrivare fresco all’uscita del nuovo The Legend of Zelda. Quindi: per ora è tutto. Alla prossima!
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