Attenzione ENORME sega mentale in arrivo.
Quando uno diventa un vero gamer, con gli anni acquisisce la cosiddetta “Maestria Gamer” (neologismo inventato in questo preciso istante) questa cosa che sembra un superpotere, e che in realtà non lo è, ha la funzione primaria (e unica) di individuare istantaneamente se un gioco gli piaccia o no. Antichi testi parlano già di una capacità del genere, nei millenni ha cambiato molti nomi ma per i comuni babbani viene anche definita come “Rottura del cazzo” (oppure ovaie nel caso delle donne).
Quando si era più giovani si era capaci di giocare a giochi impensabili, come Robotron X oppure Alone in the Dark. Avete mai provato a rigiocare ai vecchi classici? Allora secondo la scienza psicologica, o vivete in un ambiente dove le costrizioni vi opprimono al punto di godere nel farvi del male. Oppure semplicemente come me lo avete fatto, è stato un errore, non vorrete rifarlo mai più. Eppure effettuare questi retro-test ha la sua funzione scientifica. Bisogna ricordare quanto abbiamo sempre sacrificato, magari rigiocando, in termini di comodità/tempo in un gioco perché ci piaceva solo quella cosa del gioco. Eppure lo rigiocavamo sempre. Il diavolo si nasconde nei dettagli, eppure in certi casi, quando si sviluppano certe ossessioni, sono proprio quelle che ci portano a sopravvalutare un gioco anche mentalmente nel corso degli anni. Rigiocandoli, ne si comprende il sommario errore di filosofia.
Alcuni Gamer, come il sottoscritto viaggiano di estro, e il grado di soddisfazione di un videogioco è una questione estremamente soggettiva ed estremamente in balia delle emozioni momentanee. Un gioco per me può essere meraviglioso e inchiodarmi al PC o console, mesi o anche anni. La chiave di volta può essere il grado di giocabilità, il tempo che si ha a disposizione nella vita reale, l’ossessione per un certo argomento in quel determinato periodo.
Eppure l’essere capaci di percepire il grado di soddisfazione è già qualcosa. Empaticamente parlando. Può essere la nuova frontiera dell’Autocatarsi del sé. Un esempio: “In questo periodo sto giocando a questo gioco… Perché mi sento così. Perché mi sento così?” “Gioco a tanti giochi perché ho molto tempo libero e posso dedicarmi alla fase ludica della mia vita”. Ma tornando quindi alla “Maestria Gamer” questa non ha solo la funzione, in presenza di gioco di scarsa qualità, di uccidere la libido videoludica. Ha anche la funzione di sintesi stessa dello strumento videoludico. Poiché ogni videogioco ha un determinato schema, che se individuato e risponde alle aspettative del gamer, può piacere o no in base a come soddisfa queste aspettative. La soluzione che preferisco? Quando non risponde alle mie aspettative e riesce a soddisfarle comunque in un modo completamente diverso. Questo è per me il massimo grado di soddisfazione di un videogioco.