Horizon: Zero Dawn era un titolo che volevo giocare da tantissimo tempo, praticamente da quando è uscito. Ci ho impiegato un po’, ma alla fine l’ho recuperato. Non molto tempo fa, infatti, mi sono preso la complete edition, che vanta al suo interno anche il DLC. Finito quello, finita la storia e platinato il gioco, eccomi qui per dirvi la mia sull’opera targata Guerrilla Games.
Grafica proprio fica?
Ribaltando un po’ la consuetudine, parto subito a parlare della grafica. Perché? Perché è una delle cose che più mi attizzava di Horizon. C’è chi ne parlava come qualcosa di mai visto, persino superiore a Uncharted 4. In effetti, visionando qualche filmato e qualche GIF, devo dire di essere rimasto stupito dalla qualità grafica del gioco. Per essere un open world, insomma, mostra davvero tutti i muscoli di PS4, tuttavia… pausa drammatica… non so che dirvi, sembro sempre lo scassacazzo, ma la verità è che pad alla mano non ho particolarmente apprezzato la veste estetica del titolo. Non linciatemi: graficamente spacca, il fatto è che mi aspettavo qualcosa da sturbo, invece non mi ha quasi mai lasciato quella sensazione di stupore che credevo. Bello, sì, ma non così eccezionale come pensavo, ecco. Per dire, a mio avviso Uncharted 4 è ancora di netto superiore. Sì, ok, uno è un gioco lineare, l’altro un open world, ma anche sticazzi, per qualità e cura per i dettagli Naughty Dog resta il top. Anche perché non è che Horizon: Zero Dawn brilli particolarmente per cura dei dettagli. Il mondo di gioco è statico. Non c’entrerà un cazzo, ma quel video di confronto con Zelda: Breath of the Wild faceva comunque impressione…
Gameplay ricco, mi ci ficco (?)
Discorso un po’ diverso per il gameplay. In verità devo dire che mi aspettavo qualcosa di meglio anche sotto questo frangente, sempre deducendo da quanto letto in giro. Allora, non c’ho sbatta di dilungarmi o di fare chissà quali analisi, anche perché di base l’esperienza mi è piaciuta. La storia è interessante e in alcuni punti intriga al punto giusto, malgrado a mio parere non sia sto granché. Si segue comunque con piacere e tutto il background narrativo non è affatto male. L’esperienza di gioco è ricca di cose da fare. Le attività non sono male, le missioni gradevoli, i combattimenti discretamente divertenti e abbastanza impegnativi. Tutto bello, insomma… no. Cioè, sì, ma no perché la formula di gioco ha iniziato a stancarmi prima del previsto. Diciamo che Horizon: Zero Dawn può tenere impegnati per decine e decine di ore, superando tranquillamente le cinquanta. Il problema è che io sono arrivato alle ultime ore di gioco spossato, stufo di fare sempre le solite cose. Ho avvertito insomma una certa pesantezza dalla metà dell’avventura in poi. Il DLC l’ho giocato veramente a fatica perché ero stanco, il gameplay mi aveva già dato tutto ciò che poteva darmi. C’è da dire, infatti, che Horizon non riesce, a mio personale avviso, a rimediare alla ripetitività con idee particolari o una narrazione sempre avvincente come, per esempio, riesce a fare (sempre a mio personale avviso) un The Witcher 3, che tiene sempre vivo l’interesse del giocatore in ogni minima attività con personaggi e storie di qualità eccellente.
Anche ammazzare le macchine si fa noioso, nonostante sia felice di lodare il lavoro di caratterizzazione e diversificazione che hanno fatto gli sviluppatori. Finalmente un titolo dove i nemici sono ben differenziati e dal numero di varianti gratificante. Le macchine sono alla base del gioco, non solo quindi per via della trama. Il mondo, invece, me lo aspettavo più vario. È ben fatto, nulla da dire, e la zona desertica è forse quella graficamente più impressionante, ma l’esplorazione mi è risultata più noiosa rispetto ad altri open world. Vabbé, l’ho giocato dopo Breath of the Wild, poraccio, non è colpa sua…
In breve
In breve Horizon: Zero Dawn mi è piaciucchiato. Non mi ha fatto impazzire e non mi ha fatto cagare. In soldoni devo dire che è stata un’esperienza molto piacevole. Di sicuro non mi ha entusiasmato così tanto da spingermi a scrivere chissà che o chissà cosa. Bello. Fine.
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