Ho giocato Cyberpunk 2077 su PS4: un disastro?

Uno dei pochi giochi che aspettavo quest’anno era Cyberpunk 2077. Quando sono uscite le notizie riguardanti le pessime condizioni delle versioni PS4 e Xbox One non me lo aspettavo e ci sono rimasto un po’ male. Era anche troppo tardi, visto che il gioco mi è arrivato proprio quel giorno in versione PlayStation 4. Quindi non ho potuto fare altro che installarlo e (dopo la lunghissima attesa per scaricare il primo pesantissimo aggiornamento) iniziare a giocare.

CD Projekt che combini?

Prima di parlare di Cyberpunk 2077 volevo spendere due paroline sulla situazione. La verità forse sta nel mezzo, nel senso che io sono comunque riuscito a giocare e finire il titolo senza particolari problemi, ma è altresì vero che il gioco soffre di una natura tecnica talvolta al limite dell’accettabile. Sinceramente dal team polacco non me lo aspettavo. Non provo rabbia o altro, solo dispiacere; per gli sviluppatori (che sicuramente ci avranno messo l’anima), per i giocatori, per tutti. Qualcuno ha di certo sbagliato, sicuramente le versioni old gen meritavano una cura a dir poco maggiore. A questo punto avrei preferito che rimandassero le versioni PS4 e Xbox One e facessero uscire le altre. Ma ormai ciò che è fatto è fatto. Che gli serva da lezione…

Ingiocabile?

Come ho detto poc’anzi, no, non definirei Cyberpunk 2077 ingiocabile. D’altronde io ci ho già speso quasi quaranta ore, ho già finito la trama principale e completato moltissimi incarichi secondari, ma di roba da fare ce n’è ancora molta. Tuttavia, bisogna ammettere che Cyberpunk 2077 soffre di problemi tecnici abbastanza seri. L’impatto visivo è penoso. Sul serio: graficamente è un cesso. Ci sono texture da PS2 (non vengono caricate) e in generale sembra un brutto gioco per PS3. Davvero un peccato, ma visivamente c’è ben poco da salvare: fa schifo. Punto. La prima persona non aiuta, visto che i dettagli si notano di più. Tra bug, glitch, frame-rate instabile (ma per me non così disturbante, se non in un paio di occasioni), Cyberpunk non si fa mancare niente. Capita di schiantarsi in auto perché all’improvviso compare un ostacolo dal nulla, capita di vedere macchine sparire o incastrate nell’asfalto, capita di tutto e di più, bruttezze degne dei peggiori titoli della gen passata o anche prima. La cosa che mi ha fatto più incazzare è quando il gioco non risponde ai comandi. Un esempio lampante: cambiare la visuale in auto portandola in terza persona, spesso si rivela un calvario perché semplicemente il comando non funziona o arriva in ritardo dopo cinquanta volte che si preme il tasto. Un vero schifo. Ma è inutile stare qui a fare una lista della spesa: tecnicamente fa rabbrividire per essere un’opera uscita alla fine del 2020. Non ci sono molte scuse in questo senso. Brutto, bruttissimo. Quindi? Quindi o si aspetta gennaio-febbraio sperando che le patch sistemino qualcosa o si fa finta di niente e si prova a godersi il gioco così come è. E questo ho fatto io.

La sostanza

Non sono uno che è particolarmente attaccato alla grafica. Non disdegno di certo un comparto tecnico di prim’ordine, tutt’altro, ma preferisco dare importanza ad altri aspetti. In questo senso: come se la cava Cyberpunk 2077? Sorvolando su diversi bug che mi hanno costretto a ricaricare la partita e qualche crash (per fortuna solo tre-quattro in oltre trenta ore), il gioco in sé non è affatto male. Il gameplay è così così, nel senso che non è nulla di nuovo: incarichi principali, incarichi secondari, attività minori, esplorazione libera della città. Un open world in piena regola con tantissime cose da fare. I combattimenti non sono niente di che, ma intrattengono quel basta, sia che si opti per gli attacchi diretti che per le azioni furtive. Più che altro è l’IA a essere abbastanza scadente, ma non è una novità. Non ci sono passi in avanti in questo senso, anzi, probabilmente passi indietro…

L’atmosfera è completamente rovinata dai problemi tecnici. Peccato.

Dove Cyberpunk 2077 vince è nella qualità generale delle missioni (varie e divertenti), ma soprattutto della narrazione. La trama principale parte un po’ a rilento e, come sempre, bisogna un attimo entrare nel mood, ma una volta che ingrana coinvolge e appassiona. Anche le missioni secondarie sono lunghe e ben articolate. CD Projekt RED dimostra ancora una volta di essere maestra nell’imbastire storie sempre interessanti, mai banali, crude, mature, senza edulcorazioni e contraddistinte da ottimi dialoghi. Night City pullula di storie tutte da scoprire e vivere. E in questo senso il gioco è appagante. La trama principale è avvincente, forse un po’ confusa in alcuni passaggi, ma riesce sempre a mantenere vivo l’interesse, con qualche momento emozionante, soprattutto in vista dei finali, che mi sembrano la parte migliore dell’intera opera (cazzo, sono tutti belli e intensi, complimenti!). Verso la fine un po’ di emozione c’è stata (un po’ anche in altri frangenti in verità), perché a coinvolgere non è solo la storia in sé, comunque a mio avviso di ottima fattura, ma anche i personaggi, chi più, chi meno carismatico, ma mai superficiali. Insomma, in poche parole: una narrazione di qualità. Una qualità che onestamente ho faticato a vedere anche in un titolo come The Last of Us: Parte II. Questione di gusti personali, ovvio, ma per quel che mi riguarda Cyberpunk 2077 è diverse spanne sopra. Forse non siamo ai livelli di The Witcher III, che mi aveva entusiasmato di più, ma anche il mondo di Cyberpunk mi ha catturato in modo più che buono.

Questione di scelte? Ah no

Dove mi ha deluso, quindi, Cyberpunk 2077? Beh, tecnicamente già l’ho detto, poi il gameplay sufficiente/discreto ma che ci può stare… e allora? Le scelte. Le scelte morali. Una vera delusione. Non ne ho viste o roba di pochissimo conto. Le opzioni di dialogo sono abbastanza superficiali, lontane da chissà quale profondità e vera libertà di scelta. Persino The Witcher III in questo senso offriva scelte morali ben più difficili. Cyberpunk 2077 mi è sembrato fin troppo guidato. Qualche scelta c’è, ovviamente, ma non mi sembra sufficiente. Tutte robe minori, senza un reale impatto sui ben segnati binari della trama. Sicuramente rigiocherò l’avventura per vedere se l’impressione che ho avuto è sbagliata, ma giocando questo mi è arrivato. Ovvero la sensazione di non avere poi molta scelta, per non dire di non averla proprio. Un po’ deludente per un GDR di questo tipo. Le promesse fatte e le premesse mi sembravano ben diverse dal risultato finale. L’unica eccezione a questa linearità di fondo sono le ultime battute del viaggio. Quelle si differenziano realmente le une dalle altre, ma è l’unico momento in cui mi sono detto “cazzo, devo fare una scelta importante e che avrà delle ripercussioni“. Mi aspettavo di più.

Il gameplay non mi ha entusiasmato granché. Passabile, ma nulla più

Un disastro?

Per rispondere alla domanda nel titolo dell’articolo: dipende. Tecnicamente credo che Cyberpunk 2077 si possa definire un mezzo disastro, ma non posso negare che nel complesso il gioco mi abbia intrattenuto e appassionato, ma soprattutto emozionato, cosa purtroppo sempre più difficile. Per questo non posso che promuovere il gioco in sé, perché, nonostante tutti i problemi (su cui alcuni si può anche chiudere un occhio, su altri un po’ meno), Cyberpunk 2077 si è rivelata una bella esperienza, che continuerà sicuramente per molte altre ore. In questo caso, dunque, non me la sento di essere troppo cattivo e di urlare cose come “non giocatelo su old gen” o “queste versioni sono ingiocabili o un disastro completo“. Il disastro è a metà. Ognuno, poi, può decidere cosa fare a seconda della propria sensibilità. Di sicuro, però, una cosa va detta: un titolo come Cyberpunk 2077 avrebbe meritato una sorte e un’accoglienza migliori. Che Night City non dia il massimo su PS4 è purtroppo più che vero e di questo mi dispiace molto. Un boccone dolce amaro, insomma, questo Cyberpunk. Chissà, magari mi rifarò in futuro, magari su PS5. Nel frattempo mi godo quello che ho. Per cui vi saluto, Night City mi attende…

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