God of War Ragnarök fa The Last of Us meglio di The Last of Us dimenticandosi però parte della sua natura originale. Questo è il mio pensiero mentre i titoli di coda sanciscono la “fine” della seconda avventura norrena di Kratos e Atreus. A mio parere il God of War del 2018 non si era dimostrato un capolavoro: mi aveva lasciato perplesso sotto alcuni aspetti, tra cui alcuni lati della trama e i boss. Da questo seguito mi aspettavo in sostanza una cosa sola: tanti, bellissimi e spettacolari boss. Missione riuscita? Non proprio…
ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE QUALCHE SPOILER!!!

Nuovo gioco, stesso gioco
God of War Ragnarök è quel che in gergo si definisce un more of the same. In pratica è la stessa roba del 2018 con qualche limatura qui e lì. Stesso gameplay, insomma, ma nuove (più o meno) ambientazioni, nuovi boss e nuova storia, o meglio, il suo naturale proseguimento. Partiamo da quest’ultima. Che ci crediate o no la trama mi ha soddisfatto. L’ho trovata decisamente più coinvolgente e appassionante di quella del precedente episodio. In fondo, se il primo gettava le basi, qui i nodi vengono al pettine. Nonostante un ritmo non proprio alto e una certa pesantezza di fondo (anche a causa della scelta del piano sequenza), il carisma dei personaggi e gli ottimi dialoghi hanno catturato il mio interesse dall’inizio alla fine, con qualche momento più incisivo degli altri. Le parti in cui si usa Atreus sono quelle che forse mi hanno interessato maggiormente, soprattutto quelle ad Asgard. Si sono dimostrati intermezzi narrativi molto piacevoli da seguire e avrei voluto sapere a cosa conduceva la maschera… Narrativamente, dunque, God of War Ragnarök mi è piaciuto, dal rapporto padre-figlio, alla nuova personalità di Kratos (che stavolta mi è sembrata meno forzata), al mostrare anche la parte umana degli antagonisti. In questo senso, perciò, siamo di fronte a un lavoro ben più maturo di quanto visto finora nella serie, che sembra chiaramente prendere ispirazione da opere come The Last of Us. Tra l’altro, mi è pure parso lanciare una frecciatina a The Last of Us Parte II, aspramente criticato da molti per la scelta finale degli autori riguardo la non-vendetta (se avete finito God of War Ragnarök forse capirete cosa intendo). A conti fatti, nonostante il “debito” verso il titolo Naughty Dog, ho apprezzato maggiormente la narrativa di Ragnarök rispetto a quella di The Last of Us (in particolare della Parte II).
Se ci spostiamo sul gameplay, invece, God of War Ragnarök mi ha soddisfatto solo in parte. C’è voluto un po’ perché mi appassionasse. Si tratta di una giocabilità passabile, ma non entusiasmante. La portata principale viene spezzata da incarichi secondari spesso di basso livello, eccessivamente ripetitivi e il sistema di combattimento è pressoché uguale al capitolo precedente (comprese molte finisher), diventando alla lunga un po’ noiosetto. Bel gioco, sì, ma non ‘sta gran figata. Da questo punto di vista gli sviluppatori potevano sforzarsi di più.

God of War=boss… o forse no?
Se c’è una cosa che da God of War II ha caratterizzato la serie sono i boss e la loro spettacolarità. Alcuni definiscono, con accezione negativa, God of War III come una mera sequela di boss; per me quello era il suo punto forte. Da Ragnarök volevo esattamente questo: set-piece e boss come se piovessero. L’ho avuto? Non proprio. L’incedere lento, soprattutto della prima metà della storia (escluso il primo confronto con Thor), mi ha fatto più volte domandare quando sarebbe successo qualcosa di veramente figo, quando avrei affrontato un boss in grado di esaltarmi. Sfortunatamente, ciò non è in pratica mai accaduto. Nemmeno nella battaglia finale, che poteva durare di più e osare di più. Per numero e varietà di boss, comunque, siamo sopra al titolo del 2018, ma per spettacolarità ed epicità no. Ciò significa che, a mio personale parere, un gioco come God of War III rimane ancora insuperato sotto questi frangenti. Peccato, perché gli elementi per fare meglio non mancavano. Gli scontri sono meno “giganti” e più “intimi”, meno brutali e meno violenti. Come il precedente lavoro, anche questo manca di quella violenza e cattiveria che ha sempre caratterizzato la serie.
PS: della questione enigmi che si risolvono da soli… non me ne frega un cazzo! Tanto fanno abbastanza cagare e spezzano il ritmo.
Buon Ragnarök!
God of War Ragnarök si è dimostrata una bella esperienza soprattutto sul fronte narrativo, comunque sorretto da un gameplay piacevole. Non da bocciare, ma nemmeno da premiare l’incedere troppo spesso calmo, lento, riflessivo, diluito e guidato (con fasi da simulatore di camminata). Ammetto che a questo punto avrei voglia di giochi frenetici e più improntati all’azione, con un ritmo che lasci poco respiro al giocatore. Mi mancano un po’ esperienze di quel tipo e forse in questo senso The Last of Us ha fatto più danni che altro in casa Sony (e non solo). God of War Ragnarök avrebbe potuto fare entrambe le cose egregiamente, ma ha colpito il bersaglio solo in parte. I boss, l’epicità e la spettacolarità dell’azione, presenti a singhiozzo, non sono riusciti ad appagarmi come avrei voluto, lasciandomi con il classico amaro in bocca. In ogni caso, ho apprezzato anche la vena più profonda e matura della storia e di Kratos e figlio. Per chiuderla direi questo: God of War Ragnarök è come God of War del 2018, solo un pochino meglio.
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