Era l’estate del 2009, proprio a luglio, quando decisi di acquistare un gioco di un genere che mi attraeva poco e di cui avevo pochissima esperienza. Si trattava di un horror fantascientifico, il suo nome era Dead Space. Da allora l’horror divenne uno dei miei generi preferiti e con esso anche la serie di Dead Space. Per questo, la chiusura di Visceral Games e la mancanza di un quarto capitolo sono una ferita ancora aperta, ma quando EA annunciò il remake la speranza tornò a divampare. Ora, finalmente, sono riuscito a mettere le mani su questo rifacimento.

Un Remake con la R maiuscola
Dead Space 4 uscirà mai? Chi può dirlo? Io ci voglio credere, ci devo credere. E dopo aver giocato Dead Space Remake la voglia si fa ancora maggiore. Perché vedendo il lavoro di EA Motive, immaginare un quarto capitolo su console di nuova generazione fa davvero venire l’acquolina in bocca. Dead Space Remake è rispettosissimo dell’opera originale, aggiornandola però ai tempi moderni: esattamente ciò che ogni remake dovrebbe fare. Il gioco è quello e tutto appare famigliare, eppure allo stesso tempo sembra di essere alle prese con un’esperienza nuova, diversa.
Avevo letto alcune critiche riguardo il comparto tecnico. A mio parere siamo su livelli decisamente alti (mi ha soddisfatto più di Final Fantasy XVI). L’atmosfera è eccezionale, l’illuminazione sublime, l’apparato audio incredibile. L’unico appunto riguarda qualche leggero calo visivo (mi è capitato di vedere ombre fare i capricci e qualche scatto giocando a 60 fps, oltre a qualche bug/glitch) e alcune animazioni (quelle dei personaggi secondari sono poco “new gen”). In particolare, il movimento di Isaac a volte produce uno scatto fastidioso e innaturale che non mi piace per niente e che non mi pare fosse presente nei giochi precedenti. Comunque, ho goduto tantissimo per l’ottima qualità audio-video, che eleva di molto l’opera originale.

Un buonissimo antipasto nella speranza di un Dead Space 4
Dead Space Remake non è solo un aggiornamento audio/video. Cambiamenti di trama (succedono le stesse cose, ma a volte in modo un po’ diverso, oltre ai dialoghi riscritti), di giocabilità, il doppiaggio per Isaac, le sezioni a gravità zero completamente riviste e altre chicche lo rendono un’esperienza nuova anche per chi ha già spolpato l’originale del 2008. Non è un mero remake grafico, a tratti pare proprio un capitolo nuovo di zecca. E lo è. Non ho altro da aggiungere. Da fan della serie, Dead Space Remake ha completamente soddisfatto le mie aspettative. A mio avviso, i ragazzi di Motive hanno fatto un lavoro eccellente sotto ogni punto di vista. Dead Space è tornato alla grande. E giocare adesso questo remake, mette ancora più in luce il passo falso di The Callisto Protocol. Per quanto nel complesso abbia apprezzato anche l’opera di Striking Distance Studios, Dead Space Remake è una produzione nettamente superiore, in ogni singolo aspetto. I necromorfi si riconfermano antagonisti di notevole spessore e non è mai stato così soddisfacente farli a pezzi, mentre l’atmosfera è tutto ciò che si desidererebbe da un horror sci-fi: la USG Ishimura è un’ambientazione incredibile. Una cosa che non mi ha convinto, però, riguarda i nemici: pare che non ti seguano più sfruttando i condotti, ma siano limitati a specifiche zone; questo sembra essere un passo indietro rispetto al passato, laddove era una delle loro caratteristiche fondamentali (peccato… oppure no?). La mappa, invece, risulta più labirintica e coesa: malgrado l’impostazione lineare c’è spazio per esplorare e per alcune (seppur poco incisive) missioni secondarie.

Una cosa che ho apprezzato ancora di più in questo remake è il sistema di combattimento. Mai come ora ho fatto affidamento su buona parte dell’arsenale. Le armi sono state resi più utili e appaganti da usare. Il livello di difficoltà (settato su Medio) si è rivelato abbastanza impegnativo. Mi è sembrato più difficile del capitolo originale e i grilletti del DualSense di PS5 rendono ogni colpo pesante e “faticoso” (alle volte mi è sembrato che il grilletto non rispondesse perfettamente ai comandi generando un po’ di fastidio, bisogna prenderci un po’ la mano). Ciò detto, nonostante un piccolo momento di difficoltà a circa metà avventura, in cui ero messo maluccio a livello di risorse, sono arrivato alla fine pieno di munizioni e crediti. In ogni caso, il titolo non è abbondante ed è sempre necessario usare ogni risorsa con cura e attenzione.
Dead Space Remake è la prova che l’attuale generazione di console consentirebbe di tirare fuori un capitolo spettacolare. Questo remake è fantastico, davvero apprezzabile. È stato come giocarlo per la prima volta. Se questa è la qualità non direi di no nemmeno a remake dei capitoli successivi. Tuttavia, da fan, vorrei soprattutto che la serie continui o che venga chiusa la storia lasciata in sospeso con il DLC di Dead Space 3. La morte di Visceral non è la fine. Non può esserlo… Forza EA, rendici di nuovo uno.
AGGIORNAMENTO: ho rigiocato anche il Dead Space originale per fare un confronto diretto. Confermo quanto detto sinora e aggiungo che Dead Space 2008 era decisamente più facile, anche se negli ultimi due capitoli ti vomita addosso cinquemila necromorfi (comunque sono sempre stato con un surplus di risorse, il gioco ne elargisce talmente in quantità che non sono mai stato in grado di trasportare tutto, un elemento davvero fastidioso che con questa riedizione hanno aggiustato). Il passo in avanti del remake è evidente e ha reso l’esperienza molto più fluida e moderna, mentre l’originale era più pesante da giocare. L’originale, inoltre, è meno longevo, a causa soprattutto di una esplorazione limitatissima, a differenza della nuova versione. Il titolo del 2008 è più guidato, più lineare. Vuoi per la grafica meno realistica, vuoi per un’illuminazione molto più accesa (il remake ha un’atmosfera più cupa e buia), vuoi per l’eccesso di risorse, vuoi per un impianto audio meno elaborato, vuoi per quello che vuoi, ma l’ho trovato anche molto meno ansiogeno e spaventoso. Da questo punto di vista il remake è capace di mettere una tensione ben maggiore. Molto bene!
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