Days Gone: sopravvivere a bordo di una motocicletta

Zombie. Infetti. Umani geneticamente modificati. Chiamateli un po’ come vi pare. In questo caso furiosi. Sta di fatto che, più o meno, sempre della solita roba si tratta: sopravvivere a persone che non sono più persone, a esseri spinti solo dalla volontà di uccidere il prossimo. Days Gone è questo: un post-apocalittico stile The Walking Dead in cui bisogna sopravvivere. Ciò significa uccidere: uccidere gli infetti, ma anche gli umani brutti e cattivi che razziano questo mondo. La solita minestra apocalittica?

Le auto possono contenere oggetti molto utili alla sopravvivenza

Il solito, grazie…

La solita minestra? Più sì che no, ecco. Non è che Days Gone brilli per originalità, né per quel che riguarda le tematiche narrative, né per il gameplay. La storia è una classica storia di sopravvivenza come ne abbiamo viste a decine (o centinaia?) nel corso degli anni. Non che il genere permetta di fare molto altro. Essendo un fan del post-apocalittico a me non è neanche dispiaciuta, ma ho trovato alcuni momenti un po’ noiosi e i flashback sul passato del protagonista tediosi e quasi inutili. Mi sono sembrati narrativamente di una noia mortale e ludicamente del tutto privi di una logica. Per il resto la trama non mi ha fatto cagare e ho apprezzato la narrativa attorno alla setta di ripugnanti. L’ho trovata interessante. Buoni i personaggi e i dialoghi, non ho amato la voce italiana del protagonista, ma vabbè… Diciamo che la narrazione di Days Gone si lascia seguire, anche se con pochissimi bei momenti e restando per quasi tutta la sua durata nello spettro del “gradevole e nulla più”. Il finale non chiude la vicenda e un secondo capitolo sembra ormai essere ufficiale.

Che altro dire? Il gameplay segue la scia degli open-world tra missioni principali, missioni secondarie, collezionabili sparsi nel mondo di gioco e abilità da apprendere. Carina l’idea della moto come mezzo di trasporto e la necessità di ripararla e fare rifornimento di carburante. All’inizio avevo un po’ timore per questa meccanica, ma mi è sembrata ben bilanciata e ben integrata nel mondo creato dagli sviluppatori. Comunque non c’è davvero nulla di nuovo in Days Gone: si spara ai furiosi, si spara ad altri umani, si tirano mazzate in testa, si viaggia da un punto A a un punto B per prendere cose e si ripete lo stesso schema di quest fino alla noia. Tutto nella norma. Tutto anche carino eh. In fondo ce la si passa via.

Le orde sono veri e propri ammassi di furiosi, uno spettacolo da vedere!

Come ti uccido l’orda

C’è un aspetto, però, che mi aveva incuriosito sin da subito di Days Gone, sin da quando fu mostrato la prima volta: le orde. Allora, il modo in cui vennero presentate fu realizzato a puntino e nella maniera più spettacolare possibile. Nel gioco vero e proprio non arriviamo ai livelli della presentazione, ma devo dire che si è comunque rivelata un’esperienza interessante. La prima volta che ti trovi davanti a un’orda rimani spiazzato e l’unica scelta sensata pare essere la fuga. Le orde sono davvero belle da vedere in movimento, sono fighe e fanno molto The Walking Dead (per numero di infetti su schermo intendo, perché in Days Gone i furiosi corrono, eccome se corrono).

Ma alla prova del nove come si comportano? Insomma: com’è affrontare un’orda? Mmm. La prima volta è emozionante, è una bella sfida. Anche la seconda non è male e forse nemmeno la terza. Il punto è che io ho trovato solo un’orda ben strutturata a livello ludico, cioè quella della segheria (che se non sbaglio è proprio quella mostrata nel video di gameplay di annuncio). Il problema delle orde è che una volta che ne hai affrontate un paio diventa una questione di routine: piazza una trappola, corri, spara, corri, spara, corri, lancia una granata, corri, lancia una molotov, corri, spara, corri, spara, ripeti. A un certo punto non danno più alcuna emozione e non è che c’è bisogno di chissà quale strategia per abbatterle. Sento che si poteva fare qualcosa di più. Apprezzo in ogni caso l’idea e in parte anche la realizzazione, per me rimangono una delle cose più belle di Days Gone. Sotto un certo punto di vista sono anche qualcosa di diverso dal solito. Promosse.

Caricamenti apocalittici

Visivamente Days Gone soffre di alti e bassi. Caruccio da vedere, ma mai da lasciarti a bocca aperta. Mi aspettavo qualcosa di meglio dalla varietà di ambientazioni, è tutto abbastanza simile. Sul fatto che un mondo post-apocalittico abbia sempre il suo cazzo di fascino non si discute però. Ciò che mi ha infastidito sono alcuni cali di frame-rate (ma quelli neanche tanto in verità) e i caricamenti. Porca troia i caricamenti. Mi è sembrato di tornare indietro di qualche gen. Cioè il gioco si avvia dopo un lungo caricamento, solo per mostrare il menu principale (?). Poi parte il caricamento per riprendere la partita e poi ci sono i caricamenti in-game, quando si viaggia velocemente da un avamposto all’altro. Durante i filmati scordatevi le prodezze a cui ci hanno abituato i ragazzi di Naughty Dog, qui ogni video è ben distaccato dal gameplay vero e proprio, non c’è fluidità tra le due cose. Peccato.

Si può combattere anche in sella alla moto

Nel complesso l’esperienza di Days Gone mi ha intrattenuto quel che basta, anche se non ha mai raggiunto picchi di ottima qualità, sotto nessun aspetto: dalla trama al gameplay fino alla realizzazione tecnica. Mi sento comunque di consigliare il gioco a tutti gli amanti del genere. E platinarlo è abbastanza una cazzata e non ci vuole molto: ci ho messo meno di una settimana in trenta ore o poco più. Non sarà niente di nuovo sotto il sole, ma fa il suo dovere.

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