Con l’uscita di Alien Romulus mi è tornata voglia di rivivere la claustrofobica avventura di Alien: Isolation. Il film non è granché, mi aspettavo qualcosina in più. Il gioco è di tutt’altra pasta. Con questa “scusa”, ho deciso di riaccendere la PlayStation 4 per rigiocare otto horror. E questa volta sfoggiando le cuffie wireless PULSE 3D!
Alien: Isolation
Si riconferma un’opera di spessore, un videogioco di grande caratura, un’ottima esperienza survival-horror. Personalmente, la tensione è poca, però l’atmosfera è buona e l’alien è un nemico incredibile. Non è un avversario che mi incute timore, ma è una minaccia ben congeniata che costringe a usare l’astuzia. Pur non essendo fan dei film (che guardo volentieri), Alien: Isolation merita un elogio come gioco. Il ritmo non è perfetto, tuttavia alcune sezioni restano indimenticabili.
Outlast
Un buonissimo horror. Malato e violento al punto giusto e in grado di instillare una certa dose di stress. Outlast è stato forse il primo videogioco horror che mi ha messo ansia addosso. Da rigiocare insieme all’ottimo DLC. Breve, ma intenso!
Outlast II
Più completo del capitolo originale, Outlast II è, tuttavia, meno “spaventoso” (per me). Comunque, i momenti tensivi non mancano di certo e l’atmosfera, seppur diversa dal primo Outlast, è ottima. Nel complesso, preferisco questo secondo capitolo: è più soddisfacente da giocare. Anche se a difficoltà Folle, mi ha fatto dannare.
The Callisto Protocol
The Callisto Protocol è stato ingiustamente bistrattato dalla maggior parte dei giocatori. L’opera ha dei nei, vero, ma rimane un’esperienza piacevolissima per chi è fan degli horror sci-fi alla Dead Space. Il “problema” è che non è Dead Space. I due giochi sono su livelli totalmente differenti, anche tecnicamente (considerando Dead Space Remake ovviamente). Preciso che ho la versione PS4 di The Callisto Protocol. A due anni dal lancio permangono alcuni problemi: fluidità minata da continui micro-scatti, errori nel doppiaggio, texture che non vengono caricate. Senza contare qualche bug e controlli spesso non reattivi. Tra l’altro, nel capitolo all’esterno la neve è fatta peggio di quella di Dead Space 3, che girava su PS3. Forse era un gioco che sarebbe dovuto uscire solo sulle console di nuova generazione. Rimane godibile dall’inizio alla fine, malgrado, a mio parere, subisca un calo qualitativo nelle fasi finali. Però sono le più interessanti in termini di storia. Se si prende per quello che è, non è assolutamente una brutta esperienza. Certo, se si iniziano a fare i confronti con Dead Space, ne esce maluccio. Nemici scialbi e poco carismatici, trama non molto coinvolgente, armi senza personalità. La location, poi, non vale un decimo della USG Ishimura. Il gameplay è simile, ma meno appagante, e la tensione è prossima allo zero. A ogni modo, l’ho giocato nella “nuova” modalità smembramento ed è più facile, ma anche più soddisfacente. Il sistema di combattimento non è così male, anche se dopo un po’ la schiavata rischia di stancare. E su una cosa non transigo: il finale venduto come DLC. Ho deciso di guardare l’epilogo su YouTube, perché per me non valeva la pena spenderci altri soldi. Un altro errore che è stato commesso, poi, è il modo in cui è stato presentato. Come se fosse un titolo incredibile, un quadrupla A. Generare aspettative così alte è una manovra da fuori di testa e i risultati si sono visti. La merda che è stata lanciata sul titolo è ingiustificata, ma un po’ se la sono cercata…
Resident Evil 2
Un grande remake. Un grande gioco. Non ho nulla da aggiungere a quanto dissi a suo tempo.
Resident Evil 3
Lo comprai subito dopo aver finito il remake del 2. Non sarà ottimo come il secondo, ma resta un’esperienza assolutamente meritevole. Più action, più adrenalinico e più lineare (e con meno enigmi). E questi non sono necessariamente dei difetti. È giusto che gli sviluppatori abbiano battuto una strada diversa dal remake precedente. Altrimenti ci saremmo ritrovati con una copia senza personalità. Nemesis è un antagonista iconico, duro a morire e la sua presenza è costante per tutta l’avventura. Un boss vero e proprio, decisamente più carismatico di Mr. X. Un titolo validissimo.
The Evil Within
Un gioco che mi ha sempre affascinato per la sua narrazione particolare e, diciamo, originale. Non è invecchiato benissimo, ma nemmeno malissimo. Purtroppo, tecnicamente era già vecchio all’epoca e oggigiorno risulta proprio bruttino (livello medio da PS3). L’atmosfera, però, c’è tutta. Peccato per un sistema di controllo abbastanza macchinoso, che innalza la difficoltà. Non è un’esperienza semplice. Possiamo dire che è un gioco “difficile” già a livello Standard. Ma non è nulla di troppo frustrante, serve solo un minimo di pazienza. Tuttavia, i remake di Resident Evil si sono dimostrati decisamente più facili. Qui si muore abbastanza spesso (e si rimane anche a secco di munizioni). Nonostante alcuni capitoli finali per certi versi sottotono, alcune sezioni e boss lasciano il segno!
The Evil Within 2
Il balzo tecnico dal primo è evidente. Anche la giocabilità è stata perfezionata, risultando più fluida, completa e appagante. A mio parere, si tratta di un videogioco sottovalutato. Più horror e cinematografico dell’originale, nonché un po’ più facile. The Evil Within è un’esperienza più grezza. Oggi si parla “tanto” di Alan Wake II. Tuttavia, The Evil Within 2 ha poco da invidiare in quanto ad atmosfera e visione onirica. Rigiocarlo è stato un vero piacere. Avrebbe meritato molta più fortuna.
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