Una cosa deve essere chiara sin da subito: le persone non potranno mai capire le altre persone. Non fino in fondo. La verità è che non riusciamo nemmeno a comprendere noi stessi, figuriamoci gli altri. Possiamo farci un’idea o illuderci di averle capite, magari ci andiamo vicino alle volte, ma la complessità umana è qualcosa che va oltre le nostre capacità razionali. Cazzate filosofiche a parte, oggi ho deciso di parlare di un argomento che non c’entra una minchia con il tema del sito, ma ho passato troppo tempo a comunicare via email/messaggi (forse addirittura più di quanto abbia fatto dal vivo) per evitare di affrontare la questione. Le persone seguono tutte degli schemi. Forse la matematica è davvero l’unica cosa che può avvicinarsi alla verità, perché è innegabile che gli esseri umani seguano tutti gli stessi comportamenti, più o meno probabili. Credo che sotto tanti aspetti siamo tutti più simili di quanto (forse) non ci piacerebbe ammettere (non conta un cazzo se si è uomini, donne, bambini, vecchi, bianchi, neri, gialli, blu, giapponesi, sfigati, fighetti, ricchi, morti di fame, stronzi, santi, vip o sconosciuti pure per la madre). Facciamo tutti cagare uguale, rientriamo tutti in uno schema “prevedibile”. Le persone sono tutte uguali (Alieno torna, cazzo, torna!!!), eppure al contempo diverse e, come dicevo, incomprensibili. Di solito funziona così: il 70% della gente fa le cose alla membro di cane o non si sforza neanche di farle, il 20% fa le cose a metà, il 7% fa le cose per bene e il restante 3% è costituito da pazzi psicopatici, maniaci compulsivi, disagiati o disturbati (non da intendere necessariamente con accezione negativa), l’1% che non esiste è rappresentato dai geni (al momento sulla Terra non penso esista un simile esemplare). Senza divagare ulteriormente, andiamo all’argomento email e messaggi.
Nota 1: percentuali ricavate da ricercatori di Stocazzo srl.
Nota 2: se vi chiedete perché mi permetto di elargire giudizi (che poi in realtà giudizi non sono) a cazzo di cane nonostante io non sia un essere perfetto o un genio, vi invito per prima cosa a rileggervi questo articolo “Se non sai farlo non puoi criticarlo. E invece sì“, in secondo luogo fatevi un po’ i cazzacci vostri, potrei anche essere uno che fa le cose alla membro di cane o un pazzo psicopatico, ma fondamentalmente a voi non deve interessare, l’articolo è scritto da me, ma non parla di me. Terza cosa: potete sempre abbandonare la pagina e/o insultarmi come più vi aggrada (se non vi va di rispondere all’articolo, potete farlo anche via mentale, magari arriverà comunque a destinazione). “Viva la libertà” (cit.).
Al mondo esistono tre tipi di persone: quelli che rispondono alle email/messaggi, quelli che non rispondono e quelli che rispondono a metà
Comunicare con le persone è difficile, spesso sfiancante, tanto che il più delle volte è meglio pensarci non una, non due, ma ben tre volte prima di lanciarsi nell’atto suicida chiamato conversazione (dal vivo o via tecnologica). Chiaro che se dobbiamo farlo per lavoro abbiamo poca scelta, ma ci si aspetterebbe che almeno a livello professionale la gente sappia “come comportarsi” (qualunque cosa voglia dire). Sappiamo tutti benissimo che non è così, purtroppo. Dal mio canto devo ammettere che almeno quando ho avuto modo (per circa due anni) di interfacciarmi con gente che di mestiere fa PR (dovendo io fare altrettanto… già, suona più strano a me che a voi) l’esperienza si è rivelata complessivamente positiva, nonostante non sia mancata qualche piccola eccezione (che ci sta). Ma è stato l’unico caso buono, per il resto, eccetto qualche persona che probabilmente rientra in quel 7% di poc’anzi, regna il delirio. Comunicare con gli altri diventa un’attività che inizi con il sorriso e finisci con l’incazzatura, quando va bene. Tanto vale partire subito incazzati. Già è difficile capirsi a voce, figurarsi via email/messaggi. Lo ripeto, al mondo esistono tre tipi di persone.
Nota: in questo articolo si prendono in considerazione solo i rapporti con persone che si conoscono più o meno bene (e con cui non si è sul piede di guerra, chiaramente), dal vivo ma non necessariamente (amici, compagni, colleghi, famigliari, conoscenti e così via). Scrivere a gente sconosciuta o con impegni di un certo tipo (esempio: personaggi famosi) e aspettarsi risposta è lecito nel primo caso, utopistico nel secondo (anche se può accadere).
- Quelli che rispondono alle email/messaggi: queste persone, santi scesi sulla Terra, sanno che se ricevono un’email o un messaggio contenente una o più domande è perché il mittente si aspetta di ricevere una risposta. Afferrando questa geniale intuizione che sembra sfuggire al resto del creato, tali esseri mitologici rispondono in modo sufficiente ed educato. Questi mistici individui conoscono un valore fondamentale: il rispetto reciproco. Non significa che risponderanno subito alle nostre richieste e dubbi, ma si ritaglieranno quel momento della giornata o della settimana per farlo in modo diligente. Per evitare di dimenticarsi di rispondere possono usare un memo o tutti gli strumenti che la tecnologia fornisce. E fidatevi: rispondere agli altri è una dimostrazione di grande umanità e di sani principi (se avete pensato ai figli del re avete un problema). Si tratta probabilmente di persone non superficiali, di buona educazione, che sanno come organizzare il proprio tempo e si rivelano probabilmente affidabili nelle piccole e grandi cose. In questa ristretta cerchia ve ne è una ancora più circoscritta, ovvero coloro che rispondono persino alle email o ai messaggi che non contengono una domanda diretta. Parliamo di vere e proprie divinità che se ricevono una comunicazione o un’informazione che non richiede per forza di cose una risposta trovano comunque il tempo per fare sapere al mittente di aver ricevuto il tutto, addirittura ringraziandolo.
- Quelli che non rispondono: se una persona sceglie di usare parte del suo tempo di vita per scrivervi e voi scegliete di ignorarla avrete fatto perdere tempo a quella persona, che è un po’ come dire che le avete accorciato l’esistenza (che goduria eh?). Magari poteva usare quel tempo per fare qualcosa di più utile, che si tratti di un minuto o un’ora non ha importanza. Ignorare invia inoltre il messaggio seguente: tu non meriti una mia risposta, non meriti neanche un minuto del mio prezioso tempo, non me ne frega un cazzo di te, puoi morire anche adesso che non mi tange. Giustificarsi con un “mi sono dimenticato” può essere una valida opzione se non è reiterata nel tempo, ma se sapete di essere sovraccarichi di impegni o di avere la memoria labile basta correre ai ripari con i già citati memo, invitando il mittente a ricordarvelo in seguito o sfruttando i miracoli della moderna tecnologia (segnare un messaggio come non letto per esempio). Può sempre capitare di dimenticarsi, siamo umani, tutti commettiamo errori, ma se le volte in cui vi dite “Vabbè, rispondo domani” e poi non lo fate superano le due-tre, se a quel punto non correte ai ripari l’unica conclusione accettabile è che siate dei coglioni e che forse, in fondo in fondo, non ve ne frega molto di rispondere agli altri… doppiamente coglioni. Tutti abbiamo i nostri impegni, i nostri problemi e le nostre priorità, ma non sono una scusa dietro cui nascondersi. Se poi scegliete, volontariamente (e questo lo saprete solo voi; fantastico, vero?), di non rispondere a qualcuno (ripetutamente o meno), beh, c’è poco da dire: siete dei pezzi di merda. Se ora vi sentite offesi per questa mia esternazione, allora sì, probabilmente siete davvero dei pezzi di merda… e sotto sotto lo sapete. Se avete dedicato tempo a tali individui, solitamente egocentrici e di scarsa empatia, un consiglio: lasciate perdere, non meritano il vostro tempo e la vostra attenzione. Inaffidabili.
- Quelli che rispondono a metà: probabilmente si tratta della categoria più diffusa, gente che non per cattiveria, ma semplicemente per distrazione, superficialità, mancanza di voglia, superficialità, deficit cognitivi o superficialità risponde ai vostri messaggi e alle vostre email, ma in modo svogliato e incompleto. Se per esempio in un messaggio vengono poste tre domande c’è un’alta probabilità che i soggetti in questione replichino a uno o due (se vi va bene) dei vostri quesiti. Questo genera degli spiacevoli inconvenienti e vi costringe a prendere una decisione: lasciare perdere (evitando di sprecare altro tempo), mandare il soggetto affanculo e/o richiedere ciò che volete/avete bisogno di sapere, sperando che il secondo tentativo dia i suoi frutti. Per tale motivo comunicare con codesta gente si dimostra spesso faticoso e sfibrante. Purtroppo può capitare che un secondo o un terzo tentativo non bastino, costringendovi a lasciare perdere o a continuare a insistere mettendovi dunque in una posizione pericolosa, che potrebbe farvi apparire come degli scassacazzo. Non dimenticatevi, però, che chiedere è lecito e rispondere è cortesia. Il rischio di questa categoria è che il passo per rientrare in quella di quelli che non rispondono è talvolta breve. Ma perché non rispondono a tutte le vostre domande? Potrebbero essersene semplicemente scordati nella foga del momento, magari sono solo degli inguaribili distratti oppure potrebbero aver deciso deliberatamente di non rispondere, per evitare un discorso o magari perché dal loro punto di vista non è importante o forse perché non sono abbastanza competenti per fornirvi una risposta esauriente (di persona sarebbe più difficile eludervi, ma forse ci proverebbero comunque). Addirittura potrebbero essere così vanesi o sentirsi così inutili da attirare attenzioni nella speranza che voi li preghiate come fossero dei messia. Non dovete pregare NESSUNO, ma se volete o dovete ricevere una risposta ai vostri quesiti il consiglio è quello di non preoccuparsi di apparire degli scassacazzo. Continuate a inviare in modo secco, sempre nella stessa forma, la vostra domanda (o domande) finché non riceverete risposta per sfinimento. Dovete sfinire queste persone, picchiettare come un martello sul chiodo, colpire il portone come un ariete finché non si spalanca, con calma, consapevolezza e freddezza, non incazzatura. Se sono loro a inalberarsi perché siete insistenti non importa, avete tutto il diritto di esserlo. Un semplice “a questo non so/voglio/posso/ecc risponderti” da parte loro vi renderebbe sì insistenti qualora continuaste anche a quel punto a martellare, negli altri casi se lo meritano. Sempre. Se invece l’interlocutore sceglie la bassa via del non rispondervi più saprete che si tratta di un pezzo di merda. Probabilmente anche nella vita sono abituati a lasciare le cose a metà. Affidabili solo al 50%, forse meno.
Una quarta categoria potrebbe essere Quelli che rispondono dopo un mese, quando probabilmente pure voi vi eravate dimenticati della loro esistenza, ma più interessante è la seguente: Quelli che rispondono che vi risponderanno e poi non lo fanno. Qui i casi possono essere tantissimi: magari chiedete di farvi inviare un documento o un link e “Sì, te lo mando domani” e invece passa domani, dopodomani e si fa il duemilacredici. Più o meno siamo sulla stessa linea della terza categoria, anche sul come comportarsi con loro. “Sì, sì, poi te lo mando“, “Appena posso ti faccio sapere, contaci“, “Ci organizziamo e lo facciamo“, “Mi informo e ti dico“; il problema è che il più delle volte credono davvero alle loro stesse parole, sono in buona fede, soltanto non hanno capito una semplice realtà: sopravvalutano loro stessi, le loro capacità e le loro possibilità. In definitiva: non si conoscono poi molto bene. Due consigli. Uno: abbassate le aspettative verso la vita, le cose e gli altri esseri umani. Due: le promesse vanno mantenute, ma le persone fanno continuamente promesse che non mantengono. Aspettatevi sempre che una promessa non venga mantenuta. È quasi sempre così. Le parole sono importanti, i fatti lo sono di più. La fiducia si può dare e togliere. Nel dubbio mandate tutti affanculo.
In mezzo a quanto è stato esposto sinora esistono ovviamente tante altre eventualità, casi eccezionali e specifici che risultano difficili da trattare in un articolo generico su tale argomento. Bisognerebbe, inoltre, concentrarsi anche su coloro che inviano. Anche i mittenti possono dividersi in più categorie: da quelli seri, chiari e precisi agli spammer fino ai disagiati che impazziscono se non ricevono una risposta immediata (magari dopo che avete visualizzato!) o ai maniaci che contattano gli sconosciuti sui social per ottenere favori sessuali. Da tutto questo si evince che gli esseri umani non sono bravi come credono a comunicare: quando si tratta degli interessi degli altri sono poco attenti, superficiali, egoisti e preferiscono essere ascoltati che ascoltare.
E voi, di che categoria fate parte?
Attenzione: questo articolo rappresenta forse l’opinione dell’autore e non ricerca in alcun modo la “Verità Assoluta”. Ogni riferimento a fatti o persone potrebbe o non potrebbe essere casuale.
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