Bloodborne: croce e delizia del mio primo Souls-like

I cosiddetti Souls-like non mi hanno mai interessato e non sono mai riuscito a inquadrarli bene. Forse qualcuno (ma probabilmente no) si ricorderà di quando raccontai della mia tendenza alla procrastinazione con Dark Souls, che alla fine non ho mai comprato e quindi non ho mai giocato. Lo farò? Non so. Devo dire che dopo l’esperienza con Bloodborne potrei anche essere propenso a farlo, ma non ho ancora preso una decisione. Infatti, invogliato da un prezzo di appena dieci euro e della curiosità verso Elden Ring (che vorrei acquistare perché un po’ mi ispira, ma costa troppo!), ho deciso di recuperare proprio Bloodborne. Ora che l’ho platinato (dopo circa una cinquantina di ore) vi dico cosa ho apprezzato e cosa no dell’opera di Hidetaka Miyazaki.

PRO – COSA MI È PIACIUTO

Meccaniche assuefacenti

Bloodborne non è un gioco divertente, è un gioco assuefacente. Era da parecchio che non mi “infoiavo” così per un videogame. Quella voglia di andare avanti, di non vedere l’ora di riaccendere la console per giocare, Bloodborne è riuscito a restituirmela e non è affatto poco. Superato l’impatto iniziale, in cui bisogna prendere la mano con le meccaniche, il gioco diventa una droga: tra esplorazione, potenziamento del personaggio, oggetti da raccogliere e così via. È ripetitivo, certo, ma tiene incollati allo schermo e ogni combattimento richiede concentrazione, pena la morte. Bloodborne è un titolo che esige tutta l’attenzione del giocatore, i nemici sono tantissimi e variegati, la morte è sempre dietro l’angolo. Il senso della scoperta c’è (soprattutto nelle prime ambientazioni), anche se secondo me non raggiunge mai livelli fantasmagorici. Bloodborne è un titolo ricco di contenuti e di assoluta qualità.

La difficoltà

Escluse le prime ore di assestamento, non reputo Bloodborne un gioco difficilissimo. Sicuramente, però, è molto più difficile della media. È un titolo impegnativo, che indubbiamente può portare ad attimi di frustrazione e bestemmie incontrollate, ma devo ammettere che livellando il personaggio, imparando a combattere meglio e studiando gli avversari, l’esperienza complessiva non è così proibitiva. La “storia principale”, infatti, è fluita senza particolari intoppi. Basta avere cautela e ragionare sulle mosse da fare. Vero, un errore può sempre capitare e a volte ciò significa morte, soprattutto contro i boss. Ma devo dire che quelli principali non sono poi così difficili da abbattere. Diversi li ho fatti fuori al primo tentativo, mentre altri ne hanno richiesto qualcheduno in più. Alla seconda run, poi, mi sono accorto di quanto fossi migliorato e l’area iniziale che al primo giro mi era sembrata ostica si è rivelata praticamente una passeggiata (non in NG+). In ogni caso, il problema principale dei combattimenti è che i nemici sono stra-aggressivi e fanno un male cane; in pochi colpi ti seccano quindi il tutto si può riassumere in un “schiva e attacca e schiva, schiva e ancora schiva e attacca”. La sfida, comunque, è sempre presente e diventare più bravi è appagante. Gli sforzi vengono ripagati.

La lore

Intendiamoci: dal gioco non si capisce quasi niente, ma mi sono letto un po’ degli approfondimenti sulla “trama” di Bloodborne e devo dire che avrebbe meritato maggior risalto. Capisco che l’impostazione criptica faccia parte del genere, tuttavia si rischia davvero di perdere un lavoro molto interessante. Le basi ti fanno venire voglia di saperne di più su quel mondo e quei personaggi ma poi ti lasciano a te stesso in uno stato confusionale. Tutto il background delle ambientazioni, dei personaggi, dei Grandi Esseri e così via potrebbe essere materiale ottimo per una serie TV o, meglio, un buon libro, invece fa praticamente da contorno, tanto che quello che è arrivato a me è questo: Bloodborne non ha una trama (ma ce l’ha infatti?). Leggere su Internet per capirne qualcosa è stato comunque piacevole e avrei voluto che il gioco fosse stato più esplicito in questo senso, nonostante comprenda ma NON condivida la filosofia di un titolo non accessibile in nessuno dei suoi aspetti e che vuole le attenzioni totali dei giocatori, che devono studiarsi tutto manco fossimo a scuola (va bene, ad alcuni piace così, a me no). Comunque sia, la lore è interessante e si vede che c’è dietro un grande lavoro.

CONTRO – COSA NON MI È PIACIUTO

La filosofia del livellamento

Questa è una cosa che odio ed è per questo che non amo i JRPG. La rottura di cazzo di perdere ore a ripetere una stessa zona per uccidere nemici (in questo caso guadagnare echi di sangue) per salire di livello è una filosofia che abolirei quando è troppo reiterata. La noia più totale e la ripetitività nella sua essenza più malsana e marcia. Ok, per fortuna se ci si limita alla “storia principale” Bloodborne non richiede chissà quale sbattimento per livellare, ma un po’ ne richiede e in questi frangenti il gioco diventa noioso. È uno spezzare bruscamente il ritmo. Non amo nemmeno tutte le statistiche e robe annesse. Sono uno da roba più action e immediata, poiché non mi va di perdere ore nel personalizzare il personaggio o di studiarmi tutti i potenziamenti o le armi possibili immaginabili. Di fatto ho giocato praticamente tutta l’avventura con l’ascia del cacciatore snobbando il resto e non ho quasi mai usato le armi a distanza, che ritengo abbastanza inutili (almeno per il mio stile di gioco).

La difficoltà

Croce e delizia. Se la portata principale è risultata abbordabile, lo stesso non posso dire per il trofeo che mi ha fatto più incazzare… o forse è l’unico che mi ha fatto incazzare. Sto parlando di quello di battere la Regina Pthumeriana, che richiede di completare una lunga sequela di dungeon, una sorta di modalità secondaria al gioco vero e proprio. La prima rottura è da ricercarsi nei materiali da usare per eseguire il rituale utile ad avere accesso ai dungeon. Tempo speso a uscire ed entrare nei labirinti per battere nemici nella speranza che diano il materiale richiesto. Una rottura alla stregua del livellamento. Per fortuna, però, non mi è andata nemmeno troppo male in questo senso, dato che se si esplorano bene i dungeon si trova già una buona dose di materiali utili. Seconda rottura: gli ultimi dungeon si sono rivelati una spina nel culo, in particolare quello che ti costringe con mezza barra della salute. Passi per i labirinti in sé, non molto complicati, ma i boss qui sotto sono belli tosti, perché non ti lasciano molto margine di manovra e alle volte con un colpo ti seccano. Il Custode degli Antichi Signori, ossia il maledetto cane infuocato del dungeon contaminato, è sicuramente uno degli apici della bastardaggine degli sviluppatori, ma anche altri non scherzano. Non avendo il PS Plus non so come funzioni la cooperazione con altri giocatori (sono riuscito a provare solo per qualche ora la modalità online grazie al week end gratuito), ma in singolo in alcune specifiche zone è possibile evocare un cacciatore guidato dal computer a dare manforte. Per fortuna in questo caso si poteva fare e devo dire che è stato un grande aiuto, non tanto per fare male al boss (perché questi cacciatori bot sono abbastanza scarsi), ma più che altro come distrazione. Mentre il boss è impegnato sul bot il giocatore può picchiarlo quasi indisturbato, poi quando il bot muore sono cazzi e infatti la mia strategia contro il cane gigante è stata aspettare che eseguisse l’attacco lavico (che lo immobilizza sul posto per alcuni secondi), approfittarne per colpirlo qualche volta e poi allontanarmi. Così fino alla fine. Ma è un lavoro che ha richiesto tentativi, tempo e concentrazione, perché la quantità di vita tolta al boss era molto poca. Ho visto video di giocatori che tolgono tantissima salute ai boss con pochi colpi, ma non capisco a che livelli devi arrivare o che oggetti devi avere per una roba del genere (io sono arrivato intorno al livello 140, con arma potenziata al massimo e anche valore forza a oltre 50, ma contro questi boss ho tolto sempre poca roba). Escluso il cane bastardo, comunque, gli altri mi hanno fatto penare un po’ meno e soprattutto la Regina Pthumeriana si è dimostrata una mezza sega, battuta al secondo tentativo.

Uno dei boss più stronzi del gioco

Il New Game Plus, poi, inizialmente facile si è dimostrato andando avanti troppo impegnativo. Arrivato al boss dei boschi proibiti (che al primo giro ho battuto al primo tentativo e che ho considerato una cagata colossale) ho lasciato perdere, perché ho fallito troppe volte (il mio danno era troppo poco potente, loro con due colpi ti fanno fuori) e odio perdere giorni e giorni a livellare (avessi potuto sfruttare qualche glitch per accumulare echi lo avrei fatto senza pensarci due volte). In sostanza ho ricominciato il gioco normalmente e ciao al NG+.

Un altro appunto che voglio fare è lo spaesamento dietro alcune scelte. Ho apprezzato molto il level design, tutta la costruzione delle ambientazioni, le ramificazioni, le scorciatoie, davvero ben fatte e soddisfacenti (anche se secondo me superata la metà c’è un calo), ma ci sono alcuni aspetti in cui il gioco non è chiaro. Un esempio è legato alle cose da fare per vedere uno dei tre finali, senza una guida è quasi impossibile capire cosa fare e quando farlo. E nella mia prima run ho commesso degli “errori” che mi hanno costretto a ripetere tutto da zero. Certo, con una guida è facile, ma soprattutto su quest o contenuti secondari il titolo non fornisce a mio avviso indizi sufficienti, costringendoti a cercare soluzioni.

La storia

Sarà anche un tratto distintivo di questi giochi, quello di essere basato tutto sul background narrativo, ma una storia che avesse un minimo di senso mentre la stai giocando non sarebbe stata male. Non dico di infarcire tutto di filmati (non è nello stile del titolo e va bene; tra l’altro quei pochi che ci sono fanno pena), ma qualcosa di più chiaro avrebbe reso l’esperienza più coinvolgente. Non che non lo sia, ma giunto alla fine definirei tutti e tre gli epiloghi confusi e frettolosi. Mi hanno restituito una gran sensazione di vuoto… e non nell’accezione positiva del termine.

Tecnica

Artisticamente ha alti e bassi, ma nel complesso l’ho apprezzato. Tecnicamente, invece, non mi è piaciuto granché. Ok che il gioco ha ormai i suoi anni, ma non mi sembra eccezionale sotto questo frangente, anzi. E le famose compenetrazioni (armi che passano attraverso colonne o altri oggetti) le ho usate anche a mio vantaggio, malgrado funzionino alla cazzum, ovvero: a volte funzionano, altre volte no e finisce che ti becchi un colpo dal nemico. Inoltre, il sistema di salvataggio è da denuncia. Ne comprendo il senso ludico, perché permettere di salvare manualmente avrebbe facilitato le cose, ma il gioco sovrascrive sempre il medesimo salvataggio e se si corrompe quello è la fine. In alcune occasioni a me è successo, pure contro un boss a cui avevo già tolto mezza vita, che la PS4 mi sputasse fuori il disco (purtroppo la console ha questo difetto) e quando capita il gioco ti avvisa che potresti perdere tutti i progressi. Metti che salta la luce mentre sta salvando e addio… L’unica soluzione (anche per evitare di rifarsi tutto per vedere i finali) è salvarsi i dati su una chiavetta, ma è un modo un po’ macchinoso e a cui non sarei voluto arrivare.

BLOODBORNE MI È PIACIUTO

Coinvolgente, appassionante, soddisfacente e assuefacente. Bloodborne si è dimostrata una bellissima esperienza. Non lo definirei un capolavoro e non lo metterei tra i giochi migliori di sempre, ma mi è piaciuto molto. Tra l’altro ci ho visto un po’ di uno dei miei videogiochi preferiti, Resident Evil 4, tra alcuni nemici (sullo stile dei popolani e dei monachi di RE) e alcune ambientazioni. Insomma: pur con qualche riserva e qualche fumosità di troppo per i miei gusti, Bloodborne ha passato il test e l’ho apprezzato in quasi tutti i suoi aspetti. La domanda, tuttavia, resta: giocherò mai Dark Souls? Nessuno può dirlo…

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