Per il mio compleanno ho deciso di farmi regalare Black Myth: Wukong. L’opera cinese mi aveva incuriosito sin dal primo video, ma poi l’avevo persa un po’ di vista. Dato che se ne parlava quasi come un souls-like (e se non erro mancavano i sottotitoli in italiano) il mio interesse era scemato. Tuttavia, la discussione riguardo se Wukong sia o meno un souls-like è tuttora aperta. Non sono un amante del “genere” (ho giocato solo Bloodborne). In questo periodo, però, avevo voglia di giocarci e così eccomi qua.

Viaggio in Occidente
Black Myth: Wukong si presenta benissimo: grafica buona e inizio spettacolare. La storia è abbastanza “criptica” e non mi ha entusiasmato. Belli i filmati alla fine di ogni capitolo. Senza stare qui a perderci in righe e righe di testo, il gioco nel complesso mi è piaciuto, ma ci sono alcuni aspetti di cui volevo parlare.
LA DIFFICOLTÀ: in rete si trovano opinioni molto contrastanti. Tra chi dice che non è affatto difficile e chi lo reputa addirittura più ostico dei Souls. Questo secondo me a causa della sua natura schizofrenica. Mi spiego. L’avventura ha come due facce e due difficoltà. Tralasciando il primo capitolo e in parte il secondo, in cui bisogna abituarsi alle meccaniche, gli scontri contro i nemici comuni hanno una difficoltà abbastanza bassa e rientrano perfettamente nella media del genere action. Anche alcuni boss sono abbordabili. Il problema è che poi Black Myth: Wukong decide di farti bestemmiare con delle boss fight stronze e bastarde. Allora: diciamo che in linea generale non ho nemmeno dovuto fare troppi tentativi (massimo saremo intorno alla decina, forse anche meno), ma non mi vergogno a dire che in due-tre battaglie sono dovuto andare a cercare strategie online per superarle (e anche nel capitolo 6 ci sono passaggi non chiari). Sarà che me lo aspettavo più facile, ma molti combattimenti mi hanno irritato e frustrato. Più che altro li ho trovati un po’ disonesti. I nemici hanno mosse assurde, combo lunghissime e lasciano poco spazio per contrattaccare. Spesso è difficile interpretare i loro attacchi e capire quando schivare. Con un po’ di pazienza, però, ce la si fa. Tuttavia, a ogni nuova boss fight c’è più ansia che divertimento e appagamento. E livellare non è che sia molto utile (non aumenta parametri come forza e attacco o difesa; la prima run l’ho finita intorno al livello 85). Non ho trovato quella soddisfazione e assuefazione che avevo provato con Bloodborne.
I TROFEI: diffidate dalle guide online, a mio parere non è un platino semplice. Alla fine l’ho preso, ma mi ha fatto sudare. Il problema, qui, è che è facile mancare qualcosa. Bisogna stare molto attenti a non perdersi cose saltabili o si è fottuti. E il gioco è tutt’altro che chiaro. Senza guida è praticamente impossibile capire come agire nel modo corretto (e sorvoliamo sulla totale incomprensibilità delle descrizioni dei trofei, che fastidio!). Inoltre: alcuni trofei richiedono drop casuali da piante e nemici e possono risultare tediosi ed è necessario un secondo giro in NG+ (almeno fino al capitolo 5). In generale, è una caccia al platino abbastanza stressante. All’inizio non sapevo nemmeno se avevo voglia di provarci, ma poi un trofeo tira e l’altro e il platino è arrivato.
IL NG+: qui siamo quasi all’assurdo. In NG+ il gioco diventa di una facilità disarmante. Non sto scherzando. Se il primo giro mi ha fatto bestemmiare in più punti, in questo secondo viaggio non sono mai morto. Come per i combattimenti con nemici standard (che già la prima run sono facili), gli sviluppatori non hanno avuto cognizione. Sembra tutto bilanciato un po’ alla cazzo di cane.
LA BOSS FIGHT “SEGRETA”: Black Myth: Wukong ha anche un finale segreto, che si sblocca sconfiggendo tutti i boss segreti. L’ultima boss fight mi ha davvero fatto incazzare. Tuttavia, ne è valsa la pena, la “vera” battaglia finale è qualcosa di mostruosamente epico. Davvero spettacolare e galvanizzante. Se il gioco avesse proposto altre fasi così spettacolari sarebbe stato ancora più bello, invece siamo più dalle parti di un Bloodborne che di un Final Fantasy XVI: più tecnicismi, meno spettacolarità (ma comunque molto più dei Souls). La boss fight finale è fantastica e non è nemmeno difficile: è solo cinematografica ed esaltante, potente. Nessun problema quindi? Non proprio. La volevo rigiocare, ma non si può. Alla fine il titolo permette di rigiocare le boss fight, quindi ho provato a rifare l’ultima ma una volta sconfitto il boss (che in NG+ ho battuto al primo tentativo) non parte la sequenza finale. Delusione. Risultato? Non avevo voglia di finirmi ancora il gioco per rifare il finale segreto e mi sono riguardato il combattimento su YouTube. Non è la stessa cosa. Un vero peccato. Avrei voluto tanto rigiocarla.
AGGIORNAMENTO: l’ho rigiocata in NG+ e ho deciso di registrare il gameplay. Ecco il video, montato per rendere il ritmo più sostenuto. Ovviamente, SPOILER!
I boss più rognosi secondo me!
Ecco quali sono stati i combattimenti che mi hanno dato più filo da torcere. SEGUONO SPOILER.
1: la tigre nel capitolo 2: è stato il primo boss che mi ha messo davvero in difficoltà. Qui ho iniziato ad annusare la puzza di bestemmie.
2: il saggio del vento giallo, boss finale del capitolo 2: i primi tentativi sono stati traumatizzanti. Sembrava impossibile. Poi grazie a un oggetto che si ottiene diventa più semplice e non è così ardua come sembra.
3: lo scorpione nell’area segreta del capitolo 4: è uno dei più stronzi in assoluto. Questo scontro è malato. Lo scorpione fa mosse potentissime difficili da schivare. È super aggressivo e forte. Tante, tante bestemmie al primo giro. In NG+ battuto al primo tentativo, anche se ho percepito comunque la sua pericolosità.
4: Guscio infranto del Grande Saggio: la boss fight finale. Ci ho speso diversi tentativi. È abbastanza tosta. Forse non mi ha fatto incazzare come lo scorpione, però non è uno scontro semplice. L’ho battuto due volte non in NG+ (per vedere anche il finale segreto) e la seconda volta l’ho sconfitto al secondo o terzo tentativo, quindi comunque è abbastanza fattibile.
5. Erlang: il boss finale segreto. Dio P… Probabilmente è stato il boss che più mi ha frustrato. Richiede strategia e abilità, oltre a un pizzico di fortuna (come tutti i combattimenti d’altronde). Ma ne vale la pena: la battaglia finale che segue è stupenda!

Insomma: Black Myth: Wukong è complessivamente un buon titolo, ma può risultare ostico e poco chiaro in alcuni passaggi (come le missioni secondarie). Ha sicuramente valori produttivi alti ed è da premiare la varietà di nemici, di location (molto evocative) e la presenza scenica di alcuni boss. E la battaglia finale segreta merita tutti gli sforzi. Epica! Giocarlo mi ha fatto comunque piacere.