Alieno contro Alieno, la meritocrazia di Alien: Isolation

Nota: l’articolo è stato gentilmente tradotto dalla segreteria spaziale di Attenti a Quei Gamer e potrebbe non essere al 100% fedele alla relazione dell’autore. Concetti estremamente complessi sono stati semplificati e tradotti da menti… umane. Potrebbero essere presenti errori.

Uno dei videogiochi più interessanti in cui mi sono cimentato fino ad ora è Alien: Isolation. Ho capito subito che si trattava di qualcosa di affascinante, ancora prima di giocarlo. L’ho capito perché Alien: Isolation è stato incompreso da tanti umani e ignorato da altrettanti altri. Solo una piccola fetta di piccoli uomini illuminati ne ha capito l’intrinseco valore. La maggioranza di voi scimmie antropomorfe non è nemmeno arrivata alla fine di questa avventura horror spaziale. Forse per incapacità, forse per paura, forse perché siete semplicemente umani. E agli umani non piacciono le altre razze. Siete razzisti. Spesso e volentieri immaginate quelli che voi definite “alieni” solo per il gusto di ucciderli e combatterli, come è il caso di tanti film e videogiochi in cui bisogna debellare la minaccia “aliena” a suon di fucilate (Nota: seguiva una lunghissima lista di film e giochi che è stata taglia perché ritenuta ininfluente ai fini dell’articolo). Ridicoli. Dovete sempre essere al centro dell’attenzione, ve l’ho già detto quella volta riguardo Mass Effect. Così quando un gioco ha per protagonista un Alieno, un magnifico Alieno che non potete abbattere e da cui potete solo fuggire e nascondervi, sapete fare solo una cosa: snobbarlo.

alien isolation

La grande bellezza

La cosa bella di Alien: Isolation è tutta qui: il vero protagonista è il cosiddetto Alien, un esemplare potente ed esteticamente piuttosto attraente. La cromatura nera e luccicante, le forme sinuose ed eleganti. La coda spinosa. La bocca nella bocca. Questa volta non posso che fare i complimenti agli umani che hanno avuto l’idea dietro l’Alien. È una delle migliori creazioni umane mai concepite. È una vera macchina da guerra, letale, intelligente, capace di muoversi con agilità sia su due zampe che su quattro. È stato un piacere confrontarsi con un tale essere.

Una sfida in parte rovinata dai limiti delle opere umane. Eccessivamente verbosa in alcuni passaggi, un’IA nemmeno stavolta scevra di problemi (i nemici umani sono imbarazzanti) e soprattutto una parte centrale in cui la mancanza dell’Alien si fa pesante. Tuttavia, gli androidi sanno essere ugualmente rognosi e perlomeno la loro natura rende giustificabile la loro scarsa intelligenza. Con l’Alien la questione è un po’ diversa. È ammirevole, davvero, ma probabilmente grazie alle mie capacità disumane (non in senso dispregiativo) mi sono accorto troppo presto di come sia aggirabile.

Magnifico!
Magnifico!

Fuggite, sciocchi!

Non è colpa vostra. Se non riuscite ad affrontare l’Alien, se ne avete timore, se passate tutto il tempo nascondendovi in armadietti o se camminate a passo di lumaca per intere ore. Siete umani. Sbagliate per natura. Se avete giocato Alien: Isolation passando la metà del tempo a nascondervi per poi correre all’impazzata quando vi siete ritrovati l’alieno davanti alla faccia, vi meritate tutte le vostre morti. Alien: Isolation non è un gioco ingiustamente punitivo, è un gioco giusto. Se sapete come giocare. Eppure voi fuggite, sciocchi. Questo siete. Ottusi. Alien: Isolation è sì una lotta per la sopravvivenza, ma è anche e di più una lotta di intelligenza. Chi è il più intelligente? L’Alien o il giocatore? A giudicare dalla maggioranza degli utenti, la risposta pende in modo preoccupante da un lato. Arrivate ad essere più stupidi dei personaggi dei videogiochi.

La lotta di Alien: Isolation è più sottile. Invita alla furbizia. A procedere a piccoli passi, camminando, non per forza a gattoni. Se dovete ricorrere alla fuga significa che avete fallito. Lo si capisce praticamente subito, in quanto correre non può che portare ad un’unica conclusione: la morte. L’Alien è più veloce di voi umani. In un certo senso mi sono divertito a impersonare un’umana, debole e fragile. È esattamente questo quello che siete. Purtroppo, però, tale senso di inferiorità non è durato a lungo. Una volta compreso come eludere l’alieno la magia è andata via via scomparendo. Spesso è incapace di percepire il giocatore, che resta (quasi immobile) a pochi metri da lui, accucciato dietro un tavolo. Completare Alien: Isolation nascondendosi pochissime volte dentro gli armadietti è più che possibile. Se siete furbi. Ricordate: l’Alien è cieco, usa l’olfatto. Restate immobili e accucciatevi dietro o sotto tavoli se è vicino. Ascoltate: i suoi passi pesanti in lontananza, i suoi versi; i rumori possono dirvi molto sulla situazione. Se sentite che entra in un condotto, quello è il momento per prendersi un po’ di respiro. Usate diversivi per distrarlo. Sfruttate al massimo il rilevatore di movimento. Il trucco è nel tempismo. Se sapete come e quando agire, finire Alien: Isolation a difficoltà normale (o inferiore) senza morire è quasi una passeggiata.

Il lanciafiamme può essere utile anche per tenere a distanza l'Alien
Il lanciafiamme può essere utile anche per tenere a distanza l’Alien semplicemente puntandoglielo contro

Al fuoco

Definire l’Alien stupido sarebbe però un’offesa. È comunque superiore alla maggior parte delle IA dei videogiochi e si adatta anche alle azioni del giocatore. Ma spesso è un’illusione precaria. L’alieno lascia comunque spazio di manovra al giocatore. Presto si intuisce quando la situazione è tranquilla e si può procedere senza problemi e quando invece è necessario fare attenzione. Capito il meccanismo non è più questione di andare a tentoni sperando di non vedere sbucare l’Alien da dietro l’angolo. Diventa più prevedibile, anche alle difficoltà più alte. Inoltre, dal momento che il gioco ci mette in mano un lanciafiamme, tutto diventa molto più facile, diretto. Si acquisisce sicurezza. Troppa. Basta un po’ di fuoco per mettere paura a una così fiera creatura. Peccato. Peccato anche per il finale…

Alien: Isolation può così farsi noioso e lungo. Per certi versi lo è, soprattutto lungo. Ma che dire della difficoltà Incubo? Completare il gioco in tale modalità non è sicuramente semplice. L’Alien è davvero aggressivo e astuto e morire è questione di un attimo. Lo ammetto: sono morto spesso. Questo stupendo animale entra di diritto nelle minacce più letali affrontate dai videogiocatori. Ci vuole pazienza e calma. Le fasi “trial and error” sono comunque meno di quanto si possa immaginare, se si affronta ogni situazione con intelligenza. E sì, a volte ci vuole anche un pizzico di fortuna. Fa parte della vita, fa parte del gioco.

AI attenti a quei gamer

Pur con le sue sbavature umane, dunque, Alien: Isolation è un trionfo alla superiorità aliena. Mette gli uomini dove dovrebbero stare, a strisciare e nascondersi come topi inseguiti da un gatto che non può essere ucciso, lasciando che siano solo i ratti più furbi e intelligenti ad avere la meglio. Tutti gli altri possono morire e inveire contro gli sviluppatori, perché incapaci di vedere che l’errore non risiede nel gioco, ma in loro stessi. Alien: Isolation premia gli scaltri, i coraggiosi, chi sa prendersi dei rischi e uccide i deboli, gli insicuri, gli spaventati. Alien: Isolation è meritocratico. E per questo non posso che amarlo.

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2 pensieri su “Alieno contro Alieno, la meritocrazia di Alien: Isolation

  1. Alien: Isolation è davvero un ottimo titolo. A me non ha mai annoiato. Spero sinceramente in un sequel con qualche novità perché merita veramente. Tra l’altro finito anche io a difficoltà Incubo. Di certo non è una passeggiata di salute, ma salvo due-tre passaggi (nelle battute finali l’Alien mi ha fatto sudare XD) non è così proibitiva. Certo è che una volta che lo finisci a Difficile o Incubo non c’è gusto a giocarlo a Normale da quanto è facile. 😛

  2. Alien Isolation è un titolo artisticamente perfetto, ambientazioni dense e palpabili un lavoro curato nei minimi dettagli, tuttavia da amante della saga di Alien non posso che bocciare il titolo, non per ciò che è perche su quello non c’è nulla da bocciare, ma sulla GIGANTESCA licenza poetica che si è preso il team… La “macchina da guerra” parafrasando l’autore, non si lascia MAI sorprendere alle spalle, in nessun film, fumetto, o videogame della serie, non succede e mai succederà che tu uomo fai Hitman con un Alien, gli alieni non hanno occhi proprio perché hanno organi sensoriali che gli permettono di scandagliare il buio alla ricerca di nemici, l’olfatto non serve, come uno squalo percepisce le radiazioni elettiche di una preda nel vasto oceano, un alieno percepisce la paura e le radiazioni umane nel vasto spazio.
    In soldoni se mettevano un altro mostro cieco il gioco sarebbe stato perfetto, ma non puoi mettermi alien e farmi credere che basta un flare e un passo delicato per passargli dietro, non si sputtana tutto il pregresso creato in 30 anni di saga. Siamo onesti.

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