Sempre più spesso mi imbatto in videogiocatori umani che si lamentano della brevità dei titoli odierni. Sembra quasi che la qualità di un videogioco sia da ricercarsi principalmente nella sua durata e nel prezzo a cui viene venduto. Un ragionamento molto meh(o), lasciatemelo dire, ma non è che dagli umani mi aspettassi nulla di meglio. Io, ad esempio, ho sempre preferito le gatte con meno pelo da quelle con una peluria più folta, così come spesso mi capita di preferire videogiochi più brevi, rispetto a quelli più lunghi. La quantità non va necessariamente al passo con la qualità… e poi, beh, meno dura più tempo ho per dormire.
Chi ce l’ha più lungo?
Miao, muao, meo, lo so. L’argomento dell’articolo è abbastanza banale, eppure è anche tristemente attuale e corrispondente alla realtà. Purtroppo l’umanità è questa: banale, stupida e anche un po’ ignorante. Non prendetevela, non è un attacco personale, sono un gatto, le mie unghie sono fatte per graffiare e per squarciare il velo che vi copre gli occhi. Dovete vedere, dovete capire quanto il genere umano sia intellettualmente basso. Miao, mi sembra di parlare come L’Alieno… e mi piace. Comunque ogni vostra questione potrebbe essere riassunta con una frase: gli umani fanno continuamente a gara a chi ce l’ha più lungo.
Ciò si riscontra anche nel campo videoludico. Gli sviluppatori, i giocatori, i publisher, tutti vogliono far vedere che ce l’hanno più lungo degli altri. Tale affermazione ha molteplici sfaccettature, ma calza a pennello con l’argomento di oggi: la longevità. E che miao! La longevità è un parametro tenuto troppo in considerazione. In passato nessuno si lamentava dei giochi troppo corti e da quanto ho capito da quando la mia coscienza si è elevata sopra quella umana, lo erano. Duravano poche ore, semplicemente erano difficili (si moriva molto più frequentemente) e non esistevano guide online che aiutassero a superare passaggi ostici. Questo ha contribuito a creare l’illusione che i titoli di oggi siano più corti di quelli di una volta. No, sfigatti, la verità è che i vecchi videogame erano più corti.
Corto è bello
Imbarcarmi in sterili guerre alla “Oggi VS Ieri” non è comunque mia intenzione, io parlo di giochi, vecchi o nuovi che siano. In breve, quello che sto dicendo è un’ovvietà: la longevità non è qualità, corto non è sinonimo di brutto, lungo non è sinonimo di bello. “Sì ma i giochi più corti o senza multiplayer dovrebbero costare di meno!11!!” urla Gino il bimbominkia dal fondo della sala. Povero meo. Ed ecco che rispunta il prezzo. Il costo è un altro metro di giudizio insensato, perché fortemente condizionato dalla soggettività. Siamo noi che decidiamo quanto economicamente vale un gioco, in base ai nostri gusti, le nostre esperienze e il nostro budget. Io non spenderei mai settanta peli per comprare Uncharted 4, Fatum probabilmente sì. Gino prenderebbe Call of Duty anche se costasse centocinquanta baffi, io forse solo nel caso fosse venduto a dieci. L’esborso non ha niente a che vedere con la qualità di un gioco. Il prezzo standard dei videogiochi è quello (casomiao potremmo discutere se sia troppo alto), ma la domanda da farsi è solo una: quanto sono disposto a spendere per gioco X? Ognuno ha la sua personale risposta.
Se poi sviluppatori e publisher decidono loro stessi di optare per un prezzo budget, tanto meglio, e sicuramente ci sono casi in cui un’opera è giustificabile solo se venduta a prezzo ridotto (come per molte delle produzioni indipendenti), ma si tratta di casi a parte (c’è chi spenderebbe di più per alcuni prodotti indie che per gli AAA). A livello generale il valore economico non deve essere una discriminante. Altrimenti esigo che al cinema facciano pagare meno un film che dura novanta minuti rispetto a uno di tre ore. Magari quello più corto è più bello, magari no, il punto è proprio il fatto che durata e prezzo non c’entrano assolutamente nulla con la qualità dell’esperienza. Giochi come Journey sono stati acclamati da pubblico e critica nonostante siano tutt’altro che lunghi. Penso che questa ossessione del giocatore “medio” che vuole videogiochi sempre più lunghi sia malsana e dannosa per l’industria. Il rischio è che per accontentare il pubblico gli sviluppatori diano vita a mondi più grandi “perché sì“, infarcendoli di contenuti fatti con lo stampino. Tante cose da fare, tutte uguali, tutte noiose. A quel punto io dico: meglio corto e a corridoio, ma bello!
Più sono grossi…
Nel fantastico mondo dei videogiochi c’è spazio per ogni tipo di esperienza: lunga, corta, grande, piccola. Finché gli sviluppatori lavorano convinti delle proprie idee senza lasciarsi influenzare dal popolo frignone va bene. Tutto non deve insomma ridursi a un’insensata ricerca a chi ha il gioco più lungo e il mondo più grosso, ma a chi propone idee nuove, interessanti e di qualità. Purtroppo la voglia dei giocatori di vedere mondi sempre più vasti (che nell’ultimo periodo ha portato all’uscita di troppi open world) e le aspre critiche verso titoli corti quali The Order o Quantum Break a mio parere felino spingono gli studi ad annacquare i loro giochi con sezioni tediose o aggiunte inutili e dannose. Sinceramente non capisco cosa ci sia di male se un gioco dura solo tre o quattro ore. Chiaro che poi vorremmo che un’avventura incredibilmente appassionante non finisse mai; ci sembra sempre che le cose belle durino poco (così come all’opposto ci augureremmo che un’avventura noiosa si concludesse presto). Inoltre, non tutti possono permettersi di stare davanti alla TV o allo schermo del PC per cinque o sei ore al giorno per dedicarsi a titoli da centinaia di ore.
Quindi quanto deve durare un gioco? La risposta è che dipende dal genere e dipende dal giocatore, da quello che vuole e da come gioca. L’approccio di chi gioca, infatti, è un altro tassello che non può essere trascurato e, ancora una volta, è personale. Se mi faccio una speedrun a The Witcher III in venti ore lo finisco, se mi fermo a guardare ogni scorcio e ogni più piccolo angolo di The Last of Us magari ce ne metto trenta, ma a livello di quantità di contenuti il primo vince a mani basse. Dunque, gattone mio, esiste una longevità ideale? No! Non esiste. Riassumendo in poche righe di pelo: la longevità e il prezzo non dovrebbero essere elementi con cui valutare un gioco in sede di recensione (che siano opinioni della stampa o del pubblico), dovrebbero rimanere confinati a semplici informazioni senza peso (costa tot, mi è durato tot, fine). Certo, fare un confronto con altri titoli simili è sacrosanto, ma se un RPG di sole dieci-quindici ore riesce a esprimere tutto il suo potenziale in quel lasso di tempo, perché lamentarsi?
Perché se c’è una cosa importante che dovete ricordarvi, questa è:
“Non importa quanto tempo, lungo o corto, duri un videogioco, quello che importa è per quanto di quel tempo sia stato in grado di coinvolgervi” – Joker, il Gatto senza Padrone.
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Sono tendenzialmente d’accordo, anche se tre o quattro ore è un po’ pochino eh… poi certo: meglio quattro ore stupende che dieci demmerda, ma questo mi pare scontato 🙂
nn o letto tt perkè non avevo volia però i giochi più corti o senza multiplayer come the ordino dovrebbero costare di meno!11!!!!111!!!!!!111111111111111!!!!1!!
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No, dai, dipende da chi lo legge. XD